Il trasporto tutto si trova a fare i conti con cantieri, blocchi, manifestazioni, porti che perdono tonnellate su tonnellate di scambio merci. A soffrire è soprattutto la Liguria, ma anche il resto dello Stivale permane nella morsa di code e hub logistici in difficoltà. Per dare il polso della situazione, ieri Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, in visita a Genova per incontrare i sindacati e le associazioni di categoria che hanno aderito al comitato “Salviamo Genova e la Liguria”, è stata accolta con una manifestazione che ha messo in strada tutte le sigle dell’autotrasporto, a cui si sono affiancati spedizionieri, terminalisti, agenti marittimi, rappresentanti del mondo della logistica e dell’industria, del turismo, del commercio e dell’artigianato: “Mentre la città piange la morte di un lavoratore portuale travolto da un camion nella gincana di cantieri sulla rete autostradale – ha spiegato il segretario nazionale Maurizio Longo di Trasportounito – manifestiamo per dire basta”.
De Micheli, giunta a Genova, ha dichiarato: “La Liguria ha bisogno di più manutenzione e di opere nuove, in primis per la strategicità dei porti. L’intermodalità è fondamentale. Nei prossimi 24 mesi, con Italia veloce (il piano del ministro da 200 miliardi, che conta 130 opere ritenute strategiche) sarà stanziato un miliardo“.
Nel frattempo, a mezzo Facebook, il sindaco di Genova, Marco Bucci, ha fatto sapere che il ponte Genova San Giorgio (ex Morandi) sarà inaugurato lunedì 3 agosto alle 18:30“.
I costi dei disagi in Liguria e la narrazione che non piace
“Le code e i blocchi determinati dalla folle programmazione dei lavori di manutenzione alle gallerie e ai viadotti delle autostrade – ha sottolineato Longo – fanno perdere al porto di Genova oltre il 30% dei suoi traffici”.
“I danni – ha puntualizzato Alessandro Laghezza, presidente di Confetra Liguria – sono incalcolabili: nel breve si tratta di un tracollo operativo, ma ciò che preoccupa maggiormente è il futuro: la perdita di immagine e quindi di affidabilità potrebbe incrementare ulteriormente la quota di merci e prodotti che optano per la strada del nord, ovvero per i porti nordeuropei, generando un danno permanente per il sistema logistico ligure e italiano nel suo complesso, oltre che una perdita secca di entrate per l’erario”.
“Trecento milioni di euro – ha riferito Giuseppe Tagnochetti, responsabile ligure di Trasportounito – E’ questo il prezzo che l’autotrasporto ha già pagato per i blocchi e rallentamenti autostradali in Liguria, un’emergenza che ha bruciato i tentativi di ripresa della capacità produttiva delle nostre imprese dopo il lockdown. Abbiamo bisogno di strumenti e risposte per lavorare”.
A Tagnocchetti non è piaciuto il termine “narrazione”, utilizzato ieri a Genova da Paola De Micheli. “Un termine inaccettabile – ha precisato – I nostri autotrasportatori non sono scesi in piazza per raccontare favole, la narrazione è un vizio della politica e non rientra nel patrimonio di chi lavora e di lavoro fallisce”. Secondo il portavoce di Trasportounito, le dichiarazioni del ministro, che ha parlato di disagi circoscritti a una decina di giorni, non sono neppure narrazioni, ma sono falsità documentate e documentabili, che vanno respinte al mittente: “Gli autotrasportatori – ha concluso Tagnochetti – per riprendere lavoro e garantire produttività, d’ora in avanti lotteranno per i loro diritti, primo fra tutti quello al lavoro. E questa non è una narrazione”.
I porti di Venezia e Genova a rischio collasso
“Genova e Venezia vivono ore drammatiche – ha ribadito Alessandro Santi, presidente degli agenti marittimi veneziani e coordinatore della Venezia Port Community – Da un lato lo scalo ligure, e più in generale la portualità e il sistema logistico della Liguria, sono annientati dalla concentrazione delle verifiche di sicurezza a tutto il nodo autostradale genovese con cantieri che stanno paralizzando da settimane la viabilità e provocando flessioni di traffico portuale superiori al 30%; dall’altro Venezia sta subendo l’inesorabile interramento dei suoi canali di accesso al porto, per i quali si attende da anni una manutenzione, promessa ancora una volta dal ministro De Micheli lo scorso febbraio. Non sono riusciti i saraceni ad annientare le due Repubbliche marinare, ci sta riuscendo oggi Roma”.
Nel frattempo, a Gioia Tauro…
Ma non sono solo i cantieri e i disagi a gravare sulla condizione dei porti italiani. Secondo Alessandro Panaro, capo servizio del nuovo osservatorio Covid-19 sui trasporti marittimi e logistica di Maritime & Energy, si stima che, causa pandemia, i nostri scali potranno perdere oltre 90 milioni di tonnellate nel 2020. Secondo i numeri dell’osservatorio, nel 2019 i porti italiani hanno gestito 479 milioni di tonnellate di merci (-2,2% sul 2018); le merci movimentate nel primo trimestre 2020 sono diminuite del 5% ma, a detta dell’esperto, l’impatto del lockdown non si è ancora del tutto manifestato. A rappresentare un caso a sé, il porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria): “I primi dati disponibili per i primi quattro mesi mostrano la riduzione delle merci, per effetto del lockdown, in tutti i porti italiani – ha spiegato Panaro – Ma l’hub calabrese continua a mostrare risultati eccellenti, in controtendenza: siamo di fronte a una crescita del 21% sul 2019”.
Marche e Abruzzo riaprono la doppia corsia a fine luglio
Nel frattempo sembra sbloccarsi la situazione sulla A14 nel tratto tra Marche e Abruzzo, che da mesi è teatro di lunghe code a causa del sequestro da parte dell’autorità giudiziaria di Avellino di alcuni viadotti e gallerie. Secondo quanto rilasciato da Autostrade per l’Italia, da fine luglio si torna a viaggiare su due corsie per senso di marcia. Nel frattempo, dalla mezzanotte del 17 luglio, è in vigore uno sconto del 50% del pedaggio tra San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) e Val di Sangro (Chieti) per tutti gli utenti in transito in entrambe le direzioni. Il provvedimento terminerà alla fine di luglio, e cioè quando saranno completati i lavori di ampliamento delle corsie.