C’è anche un’importante università italiana come la “Federico II” di Napoli tra gli atenei coinvolti nel maxi progetto europeo “Foodseg”, che mira a diffondere in Europa le migliori metodologie e i risultati della ricerca su sicurezza e qualità degli alimenti. L’università napoletana è stata infatti selezionata, fin dal 2011, per prendere parte all’attività di ricerca, in quanto è leader nelle analisi sulle micotossine, ovvero quei microorganismi, contenuti nelle muffe di vari alimenti (tra cui non è esclusa la frutta secca mal conservata), che possono essere molto dannose per la salute umana. Alberto Ritieni, docente di chimica della Federico II, ha spiegato all’Ansa: “L’Università Federico II di Napoli ha coinvolto in Foodseg una decina di persone, fra ricercatori e borsisti, che hanno avuto scambi con colleghi francesi, austriaci, spagnoli. A rischio sono granaglie, frutta secca, frutta fresca, cacao e caffé; se la materia prima è contaminata, lo è anche il prodotto trasformato. Ad esempio, se una mucca mangia mais contaminato, anche i suoi prodotti e derivati risultano contaminati. In Italia le reti di controllo funzionano, ma servirebbe un maggiore coordinamento fra i vari soggetti che compiono analisi, fra istituti zooprofilattici, Asl, università, Nas, dogane: magari un prodotto viene esaminato più volte mentre altri possono sfuggire”.
Micotossine, la “Federico II” partecipa alla ricerca
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