Se già a luglio le stime parlavano di un importante calo produttivo, ora dopo il consuntivo il quadro è decisamente peggiore. L’OI Pera ha diffuso ieri i dati di consuntivo della produzione di pere del 2019 dopo la riunione dello scorso 27 settembre: 365.000 tonnellate rispetto alle 511.000 stimate lo scorso luglio. Se pensiamo che nel 2018 la produzione era stata di 730.000 tonnellate e di 934.000 se andiamo indietro fino al 2011, anno di piena produzione, la situazione assume connotati drammatici.
“Un livello così basso non si era mai avuto in precedenza” commenta l’OI Pera che sottolinea come l’Emilia Romagna, la regione più importante in Italia per la pericoltura, registri una produzione altamente deficitaria pari a 243.000 tonnellate. Questa differenza così importante rispetto alle prime stime che risalgono a soli tre mesi si giustifica, afferma Gianni Amidei, presidente dell’OI Pera, a causa dei grandi problemi dovuti alla cimice asiatica e all’alternaria non prevedibili a luglio. Due flagelli che non solo hanno ridotto drasticamente i quantitativi, ma anche il prodotto adatto alla commercializzazione fresca, sceso al 55% del totale.
Che fare, ora? “Di fronte ad una situazione di questo tipo destinata purtroppo a mettere in ginocchio molte aziende, c’è una duplice necessità: la prima di cercare in ogni modo di aiutare finanziariamente le aziende per poter superare nell’immediato le forti difficoltà economiche e salvare un settore importante e trainante per l’economia come quello della pericoltura, la seconda di portare avanti una ricerca mirata ed efficace e in grado di dare risposte concrete” afferma sempre Amidei.
“Ci faremo carico di essere promotori e coordinatori di alcuni importanti progetti di ricerca – conclude Amidei – insieme al CRPV, al fine di riuscire ad utilizzare le risorse ancora disponibili che la Regione Emilia Romagna ha messo a disposizione con i PSR per poter dare risposte serie e concrete ad un settore oggi fortemente in difficoltà”.