C’è tensione tra i produttori di ciliegie delle provincie di Bari e Bat a causa della certificazione relativa alla “Rete del lavoro agricolo di qualità” (prevista dall’art.6 del D.L. 91/2014 convertito in L. 116/2014). Dal settembre scorso, infatti, è attiva la possibilità di farne richiesta al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Si tratta di una certificazione che attesta la condotta etica da parte delle aziende agricole (vedi qui).
Grande distribuzione organizzata e operatori commerciali la richiedono ma attualmente in Italia sarebbero appena 200 quelle che si sono iscritte. O meglio, che sono riuscite farlo. Il motivo?
“Dati i tempi (almeno 60 giorni) e le lungaggini burocratiche che contraddistinguono l’ottenimento di questa certificazione partita solo il 15 settembre scorso, appare evidente che le aziende non riescano ad essere in regola nei tempi dettati dalla campagna delle ciliegie che dura poco meno di due mesi” sostiene Confagricoltura Bari.
Il tutto ha creato non poche tensioni tra i produttori di ciliegie delle due provincie pugliesi dove si concentra il 40% della produzione nazionale con circa 7.000 aziende agricole dedite all’ortofrutta e un giro d’affari che supera i 100 milioni di euro all’anno. Da qui la richiesta da parte delle associazioni di categoria locali (Confagricoltura, Cia, Fedagri Confcooperative e APEO) di una proroga, “pur condividendo il principio ispiratore del decreto legislativo“, al prefetto della BAT Clara Minerva, affinché si faccia “portavoce presso i Ministeri competenti di una proroga dell’applicazione della norma” . Al tavolo tecnico, richiesto dal sindaco di Bisceglie Francesco Spina, ha preso parte anche il consigliere regionale Ruggiero Mennea, che si è impegnato a presentare un ordine del giorno sulla questione anche al Consiglio Regionale.
“Tale intervento immediato ha permesso la ripresa delle attività delle aziende agricole degli opifici di lavorazione dei prodotti ortofrutticoli della zona interessata” conclude Confagricoltura