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Black sapote, si fa presto a dire tropicale

L’Orto di Rosolino lo produce a Terrasini (Palermo) insieme a mango, avocado e papaya

Sembra una pianta di loto e ha frutti dal sapore del cioccolato. E’ il black sapote, frutto tropicale coltivato anche in Sicilia, che di recente si è guadagnato un articolo di Giulia Mancini su la Repubblica.

“Il frutto appare come un cachi verde – racconta a Mancini Rosolino Palazzolo, titolare dell’Orto di Rosolino a Terrasini (Palermo) – Se mangiato verde, quando non è ancora maturo, non è buono e può dare problemi. Quando è maturo la buccia diventa verde scuro e la polpa sembra un budino, quasi nera con un sapore che si avvicina moltissimo a quello del cioccolato”.

Diospyros nigra il nome scientifico, anche conosciuto come cachi cioccolato, è una pianta sempreverde originaria del sud America, che non teme i parassiti ma le temperature sotto lo zero.

Il frutto si può spalmare sul pane o usare per preparare dolci, anche mangiato al naturale, ricco di minerali e vitamine, è fondamentale che venga consumato sovramaturo.

“L’Orto di Rosolino è nata quattro anni fa, ma da più di 20 anni avevo esperienza di coltivazione biologica. Iniziò mio padre nel 1994, poi con mio fratello abbiamo preso alcuni appezzamenti dall’azienda paterna e da agrumeto li abbiamo convertiti in ortaggio. Dopo abbiamo iniziato con il frutteto e io mi sono concentrato sui frutti esotici”, ricorda l’imprenditore.

Della papaya non si butta via nulla

Rosolino, poi, racconta come il primo frutto tropicale che ha coltivato è stato la papaya: “Un mio amico ghanese aveva dei semi, li ho piantati e nel giro di un anno ho raccolto i primi frutti. Lui baciando le foglie diceva questa è tutta medicina. Poi ho capito il perché: della papaya non si butta nulla. Foglie secche per tisane depurative per il fegato, estratto di foglie verdi per aumentare le piastrine nel sangue, i semi sono un vermifugo naturale, la polpa ricca di vitamina C e antiossidanti”.

Da questa panacea a forma di frutta, una folgorazione. Viaggi per conoscere le coltivazioni e recuperare semi o piante, si legge ancora. Banane in una varietà originarie delle Canarie che si sviluppa meno in altezza, platani, mango, avocado, annona, guava, feijoa, passion fruit, litchies, pitaya, canna da zucchero, zenzero e curcuma in pieno campo, mela rosa (o malese), black sapote, piante di caffè.

Ha innovato Rosolino, adattandosi al clima che cambia e al mercato che chiede, ma fedele agli insegnamenti paterni evolvendo fino all’agro-omeopatia: “È l’omeopatia applicata alle piante, significa capire il terreno e curarlo, di riflesso le piante staranno bene”, spiega Palazzolo.

Omeopatia e sinergia in campo e nelle serre, la ricerca di un equilibrio salutare per le sue coltivazioni, sia in campo che nelle serre dove un sistema di irrigazione a nebulizzazione riesce ad abbassare la temperatura quando è troppo alta e, allo stesso tempo, aumentare l’umidità nell’aria per ricreare il clima tropicale.

“Non tutte le prove sono riuscite, ma continuo a sperimentare”, conclude Rosolino Palazzolo, che guarda al futuro:  “Nel tempo abbiamo sperimentato le conserve, mi piace che le persone mangino la frutta e non lo zucchero per questo lavoriamo con altissima percentuale di polpa fresca. La composta di papaya, per esempio, ha l’86% di frutta, usiamo zucchero d’uva siciliano e la cuociamo sottovuoto a 45° C per mantenere tutte le sue proprietà”.

Fonte: la Repubblica

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