Dopo molti mesi dall’alluvione, e con la nuova annata agraria alle porte, le aziende agricole di Cia-Agricoltori Italiani Imola stanno facendo i conti con i danni a lungo termine provocati dall’alluvione in pianura e dalle frane nella vallata del Santerno. Una situazione aggravata anche dai ritardi nei risarcimenti e dalla burocrazia, che rallenta ulteriormente il ripristino di case e fondi agricoli.
Le testimonianze
Mattia Galeati, orticoltore di Sasso Morelli, una delle zone più colpite, ha visto i suoi campi coltivati a cipolla, bietolone, carote e cavoli finire completamente sott’acqua e ha subito danni del 100 per cento. “Oltre alla perdita di tutti i prodotti, ai lavori di ripristino di fossi e la sostituzione dei tubi nelle chiaviche – spiega Galeati – che sono ancora pieni di fango solidificato e non riescono a drenare l’acqua, sto facendo i conti con l’incognita produttività per i prossimi anni. Secondo i tecnici che mi seguono, il potenziale produttivo del 2024 è compromesso e forse si ritornerà alla normalità nel 2025, quindi tra due anni. Questo perché le sostanze organiche presenti nei terreni sono state completamente dilavate dalle acque e sarà dunque necessaria una concimazione di fondo e poi una serie di operazioni per ridare ai terreni la sostanza necessaria a renderli nuovamente produttivi. Tutto con un aumento esponenziale dei costi di produzione”.
Se in pianura la situazione è grave, meglio non va nella vallata del Santerno, sulla quale pesa la preoccupazione per le piogge autunnali e le possibili nevicate, come spiega Stefano Colli, che conduce insieme alla sua famiglia l’agriturismo La Taverna a Fontanelice.
“L’agriturismo è rimasto chiuso per due mesi e ha riaperto non a pieno regime – riferisce Colli – mentre abbiamo perso circa 24 ettari di terreno, letteralmente cancellati da fango, alberi e rocce. Questi sono i danni materiali e non sono pochi, poi ci sono le difficoltà logistiche quotidiane soprattutto per le strade ancora dissestate, la mancanza di servizi prossimali e la generale lentezza burocratica perché Fontanelice è un piccolo comune ed era purtroppo impreparato per gestire una tale emergenza. Il timore maggiore, però, è per l’arrivo della stagione autunnale e poi invernale perché alla prima “allerta gialla” non solo c’è il rischio che tornino le frane, ma che le strade “rattoppate” spesso da aziende e cittadini, tornino a essere fiumi di fango, bloccando nuovamente l’accesso alle case e alle attività produttive”.
Tempi brevi e burocrazia easy
Secondo Luana Tampieri, presidente di Cia Imola dopo molti mesi le parole d’ordine rimangono due: tempi brevi e snellimento della burocrazia.
“Abbiamo la massima fiducia nel commissario, nella Regione e negli amministratori locali. Ma questo non toglie che la situazione delle aziende agricole, ma anche dei cittadini, sia in alcune zone ancora del tutto precaria. Per le aziende al momento è stato varato il bando regionale del Piano di sviluppo rurale per il ripristino del potenziale produttivo ed è una buona misura, anche perché occorre valutare bene dove andranno i risarcimenti per evitare sprechi, ma i fondi se va bene arriveranno a primavera 2024, davvero troppo tardi per gli agricoltori che hanno subito danni ingenti. Anche i Comuni più piccoli che stanno ricevendo i sostegni devono poi riuscire a spenderli, facendo i conti con mancanza di personale e vicoli burocratici che rallentano in maniera esasperante gli iter di ripristino di strade e infrastrutture. Speriamo che le tante richieste da parte delle associazioni agricole e dei comitati di cittadini che si sono formati continuino a scuotere non solo l’opinione pubblica ma anche chi deve lavorare per accelerare il processo di ricostruzione e ripristino del territorio”.
Fonte: Cia