Politiche agricole

Agronomi sul piede di guerra: impugnano decreto del ministero

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Autore Redazione

Contestate le funzioni dei Caa. “La nuova impostazione rischia di ridurre il sistema a una semplice forma di sostegno al reddito”

“Spiace sempre quando il confronto tra organismi dello Stato arriva al tribunale, ma siamo qui perché rischiamo di portare l’agricoltura nazionale verso un futuro assistenziale, in cui i fondi europei servono solo come sostegno al reddito. Le imprese agricole non devono pagarne le conseguenze e la difesa del ruolo professionale dei nostri iscritti è funzionale alla crescita qualitativa del settore, dai piani aziendali passando alla scelta dei macchinari, fino alla capacità di affrontare i cambiamenti climatici o ad adattarsi ai nuovi scenari di mercato”. Parole di Mauro Uniformi, presidente Conaf, l’ordine dei dottori agronomi e forestali, che spiega il ricorso contro il decreto del ministero dell’Agricoltura e gli atti emanati da Agea.

Un decreto impugnato

La battaglia degli agronomi nasce dopo la pubblicazione del decreto ministeriale (n. 83709 del 21 febbraio 2024) dove sono stati aggiornati i requisiti di garanzia e di funzionamento per l’esercizio delle attività delegate dall’organismo pagatore e di assistenza agli utenti nell’elaborazione delle domande di ammissione a benefici comunitari, nazionali e regionali.

Sebbene nel decreto venga riportato che sono fatte salve le professionalità degli iscritti agli albi, viene concesso ad Agea, organismo pagatore, di delegare l’attività di contenuto tecnico ai Caa (centri autorizzati di assistenza agricola), ma non ai liberi professionisti, tra i quali i dottori agronomi e i dottori forestali.

Denunciano l’ampliamento dei Caa: “Da assistenza a consulenza”

“Non è un mero aggiornamento, ma si è trattato di un ampliamento delle funzioni dei Caa, da assistenza a consulenza. Successivamente, le circolari e i provvedimenti di Agea hanno impedito di fatto la capacità operativa dei liberi professionisti, lasciandola ai dipendenti dei Caa, a cui non è chiesta alcuna qualifica professionale – prosegue Mauro Uniformi, presidente Conaf – In questo modo, è stato trasformato e svilito il senso della politica agricola comunitaria: l’aspetto tecnico è diventato del tutto secondario rispetto a quello compilativo“.

La nuova impostazione rischia, così, di ridurre il sistema a una semplice forma di sostegno al reddito. Un approccio che potrebbe creare imprese agricole legate esclusivamente al sostegno economico e incapaci di gestire gli imprevisti, come una serie di calamità o com’è stata la guerra in Ucraina.

“Con questo ricorso chiediamo che le aziende agricole possano continuare ad avvalersi dei liberi professionisti di loro fiducia per gestire le domande. E che la consulenza e controllo restino appannaggio dei professionisti, togliendo gli impedimenti burocratici che escludono l’accesso ai documenti – conclude Mauro Uniformi – Nell’incontro di ieri, richiesto da Agea, l’organismo pagatore ha dichiarato volontà di dialogo che apprezziamo. Se nei prossimi giorni, ci saranno atti che ci consentono di uscire dallo scontro giurisprudenziale e discutere nel merito ne saremmo molto lieti, al momento, però, la situazione è questa”.

Fonte: Conaf

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