Siamo lontani dai livelli e dalle percentuali del mercato statunitense, ma i piccoli frutti conquistano il gusto degli italiani. Sempre più. Parlano i numeri delle vendite: nell’ultimo anno i volumi dei berries sono aumentati del 4,9% mentre sulla frutta pesa un calo dell’8,1%. Il fenomeno è evidente se si allarga lo sguardo alle statistiche degli ultimi anni si registra per i frutti rossi (fragole e piccoli frutti) un peso passato dall’8,6% del 2020 al 10,4% di luglio 2022 – giugno 2023 all’interno della categoria frutta. I dati sono di Italian Berry e GfK e raccolgono i numeri sui consumi di piccoli frutti delle famiglie italiane.
Buone notizie per i berries, ma non per le fragole
Produttori e venditori di berries possono sorridere in un mercato come quello della frutta in depressione visto che nell’ultimo si è scesi in volume del 8,1% rispetto all’aumento del 4,9% dei piccoli frutti che a valore segnano un + 7,6% per un fatturato di 184 milioni.
A Italian Berry si è allargato lo sguardo e si sono incluse nella categoria anche le fragole, i frutti rossi che presentano una tendenza negativa. Nel dettaglio si è registrato un calo di penetrazione (-1,8 punti) e un minor acquisto medio (volume per trip, mentre la frequenza è in ripresa). Il dato più chiaro si legge nel volume: passato da 85 a 80 mila tonnellate (-6,3%).
Conto finale: la categoria dei frutti rossi (fragole + piccoli frutti) cala a volume da 99 mila a 94 mila tonnellate pari per una variazione negativa del -4,7%. Al contrario e sempre nello stesso periodo aumenta del 4,9% la spesa complessiva che supera i 566 milioni.
Nel paniere frutta crescono i frutti rossi, ma lontani da Usa
Il dato significativo del fenomeno di consumo arriva nel confronto degli ultimi anni dove la quota del consumo di frutti rossi (fragole + piccoli frutti) sul totale della frutta è aumentata dall’8,6% (2020) al 10,4% (luglio 2022 – giugno 2023).
Bene la tendenza, ma siamo lontani dall’exploit Usa dove i berries nel luglio 2023 sono stati la categoria più importante del reparto frutta, con il 19,3% del fatturato, quasi il doppio del dato italiano. Impressionanti i numeri rispetto al nostro Paese soprattutto nei confronti dell’altra frutta. Ecco i dati: 792 milioni di dollari (equivalenti a circa 720 milioni di euro). I berries negli Stati Uniti fatturano 2,3 volte più delle mele e 2,5 volte più delle banane o dell’uva (dati IRI Integrated Fresh).
Si allarga il parco dei consumatori
Un dato rilevante per le prospettive future è dato dal parco consumatori. I consumi italiani di piccoli frutti (mirtillo, lampone, mora e ribes) negli ultimi dodici mesi (fino a giugno 2023) registrano una decisa crescita: sono aumentate del 6,0% le famiglie acquirenti e sono oltre 8 milioni quelle che almeno una volta l’anno acquistano berries, rispetto a 7,6 milioni del periodo precedente.
Per la prima volta la penetrazione supera il 30%: nel periodo in esame il 31,4% delle famiglie italiane hanno acquistato piccoli frutti.
C’è qualche segno negativo
Tuttavia non tutti gli indicatori dei consumi di berries sono positivi: in calo l’acquisto medio per atto (-5,2% a volume), la quantità annuale per acquirente (dell’1,7% a 1,77 kg) e la spesa media per atto di acquisto (-2,7% a 3,41 euro). Sostanzialmente stabile la spesa annuale, pari a 22.93 euro (+1,5%).
I berries raffreddano l’inflazione
I prezzi dei berries non hanno contribuito a scaldare l’inflazione nazionale, anzi la raffreddano. Il prezzo medio dei piccoli frutti è aumentato del 2,6% contro il 6,4% rilevato dall’Istat con l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi. Il prezzo medio (euro/kg) dei berries è stato pari a 12,94 euro, contro un valore di 12,62 realizzato nel periodo di rilevazione precedente.
Calano gli acquisti medi
Tutte le tipologie di berries ampliano il parco acquirenti, ma vedono un acquisto medio in calo sia per un minore acquisto per atto che per una minore frequenza, probabilmente dovuto anche dall’aumento di prezzo medio. Unica eccezione è rappresentata dai mirtilli che devono la crescita in volume esclusivamente ad una maggiore frequenza (+5,5%).
Più consumi tra i ricchi del Nord, ma il Sud recupera
Il profilo dei consumatori italiani evidenzia una forte concentrazione nel Nord (Nord Ovest e Nord Est), con indici sopra la media nelle famiglie numerose (quando si superano i due componenti). quando il responsabile acquisti ha un’età compresa tra i 35 e i 64 anni, residenti in grandi centri abitati e di classe socio-economica alta e medio-alta. Un profilo molto simile a quello rilevato l’anno scorso, ad eccezione della classe socio-economica sempre più polarizzata verso quelle alta/medio alta.
Rimane molto sbilanciato il profilo geografico, con il Sud più la Sicilia che mostra una penetrazione (quota di famiglie acquirenti sul totale) tre volte inferiore a quelle del Nord Ovest. Tuttavia il divario si sta riducendo: il rapporto era infatti vicino a quattro volte solo dodici mesi fa.