La siccità ha fatto la calare la produzione agricola – dai legumi alle olive – ma non la frutta che ha segnato un più 23,2%. Sono i dati Istat pubblicati oggi. L’annuale report L’andamento dell’economia agricola. Un titolo chiaro: Siccità e costi penalizzano l’agricoltura. Ma sul lato della produzione i frutteti, nonostante tutto, hanno resisto agli effetti negativi del clima. Non gli ortaggi in flessione del 3,2%.
Frutta bene sul lato produzione, ortaggi in calo
Queste tre righe del report sono tutte da leggere per contestualizzare il fenomeno: “Andamenti negativi per quasi tutte le coltivazioni: in decisa contrazione la produzione di legumi (-17,5%), olio di oliva (-14,6%) e cereali (-13,2%); diminuiscono le attività di supporto (-5,4%) e il comparto zootecnico (-0,6%). Annata molto favorevole per la frutta (+23,2%) e positiva per le attività secondarie (+8,6%) e il florovivaismo (+1,1%)”. Ma l’ortofrutta non viaggia su strada parallele: “In flessione anche ortaggi (-3,2%)”.
Lo stress climatico fa calare la produzione
Leggiamo le cause già note: “Lo stress climatico patito nel 2022, in particolare la lunga siccità e le alte temperature estive che hanno reso faticoso lo sviluppo vegetativo, è stato il fattore determinante per la sensibile riduzione delle coltivazioni cerealicole, erbacee e foraggere: anche le colture orticole hanno risentito degli eventi climatici sfavorevoli“.
Alla frutta le gelate fanno più danno della siccità
Sulla frutta gli esperti dell’Istat fanno una comparazione con il 2021 considerato: “estremamente negativo per i danni dovuti alle gelateprimaverili, il 2022 ha visto un consistente recupero per tutte le principali produzioni (in particolare pere,
susine, pesche, nettarine e albicocche)”. Bene. In termini percentuali la produzione frutticola è aumentata in volume del 23,2% conforti incrementi del raccolto in tutte le regioni (in particolare in Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lombardia) e un calo solo nelle Province autonome di Bolzano/Bozen e Trento e in alcune limitate aree del Sud (Abruzzo, Molise e Basilicata). Fa eccezione il comparto degli agrumi (-1,9%) che, oltre all’incidenza di vecchie e nuove fitopatie, hanno risentito delle condizioni climatiche sfavorevoli”.
Salgono i prezzi di tutti i prodotti agricoli, ma non quelli della frutta
Prezzi dei prodotti agricoli alle stelle, parla la serie storica. Con “l’indice dei prezzi alla produzione mai stato così elevato negli ultimi cinquant’anni: per ritrovare incrementi di prezzo di entità similare a quelli registrati nel 2022 occorre risalire agli anni ’70. Gli aumenti hanno interessato tutti i gruppi merceologici, ad eccezione della frutta; quelli maggiori hanno toccato foraggi (+40,4%), cereali (+39,5%), pollame (+33,4%), uova (+27,6%) e latte (+26,6%)”. Anche su questo parametro gli ortaggi prendono un’altra strada e viene registrato un rincaro notevole: più 20%, un po’ meno i legumi a +16,6%.
I costi di produzione in alto fino al 25%
La frutta non è aumentata ma il costo dei fattori produttivi si. “Il prezzo medio dei beni e dei servizi impiegati in agricoltura ha subìto un incremento del 25,3% mentre nel 2021 era stato “solo” del 9%. Anche in questo caso il fenomeno rilevato è di portata eccezionale e senza precedenti negli ultimi decenni”.
Vediamo nel dettaglio i rincari: fertilizzanti (+63,4%), prodotti energetici (+49,7%), acque irrigue (+39%) e alimenti per animali (+25,1%). I rincari più rilevanti sono stati quelli dei prodotti energetici e dei fertilizzanti, incidendo su tutti i settori, seppur con intensità differente a seconda della combinazione dei fattori produttivi e più accentuati per le coltivazioni industriali e le colture cerealicole.
Negli altri Paesi rincari più alti
I prezzi dei beni e servizi impiegati sono cresciuti nell’Ue mediamente del 27,1%. Polonia, Spagna e Romania i Paesi che presentano i maggiori incrementi, Francia e Grecia quelli con gli aumenti più contenuti: l’Italia si colloca al di sotto della media europea (+23,6%).
Il prezzo della globalizzazione pesa sugli agricoltori
La maggiore apertura commerciale dei Paesi europei che fanno parte dell’Unione ha offerto nuovi sbocchi di mercato ai produttori, ma ha reso i prezzi più soggetti alle instabilità dei mercati mondiali, instabilità che si è amplificata per effetto dei cambiamenti climatici sulle produzioni. Un gioco non sempre vincente.