Il 2022 del Marrone del Mugello Igp? Sostanzialmente buono, per alcuni versi migliore del 2021, ma è importante continuare a lavorare sulla sua valorizzazione, partendo dalla sua peculiarità una e trina: si tratta infatti dell’unica indicazione geografica protetta che può fregiarsi di questo marchio per il prodotto fresco (o curato), per il secco e per la farina.
A sottolineare la particolarità è lo stesso presidente del Consorzio Marrone del Mugello Igp, Emanuele Piani, che spiega: “E’ stato il primo disciplinare approvato per quanto riguarda le castagne e i marroni d’Italia. Allora, peraltro, non la cosa non fu capita bene e gli fu assegnata l’Igp, ma avrebbe dovuto essere una Dop (denominazione di origine protetta), anche perché non si produce e non si lavora Marrone del Mugello Igp al di fuori dell’area di produzione. Abbiamo tuttavia, proprio per essere stati tra i primi a entrare nel circuito delle denominazioni di origine, a potere vantare l’Igp declinata in tre forme diverse, ovvero per il fresco, il secco o la farina”.
Proprio da tali presupposti, per Piani, è importante che continui la sua valorizzazione. “C’è una forte domanda – prosegue il presidente – per il nostro marrone. Anzi, è il più richiesto a livello nazionale. E’ quindi importante che, al di là dei marchi commerciali che stanno nascendo, e che potrebbero entrare in concorrenza anche con forniture dall’estero, si prosegua nel valorizzare la nostra Indicazione geografica protetta, visto che proprio l’Igp garantisce la territorialità della nostra produzione. Questa, per noi, continua a essere una grande opportunità”.
Facendo poi il punto sulla stagione, Piani rileva: “L’annata non è stata come si credeva fino a poco tempo prima della raccolta. A livello generale abbiamo avuto un quantitativo totale nella media, forse leggermente inferiore allo scorso anno, con una produzione a macchia di leopardo. Tuttavia, queste tendenze non possono essere valutate di anno in anno, ma nell’arco di un quinquennio. Quindi, possiamo ritenerci soddisfatti almeno per due motivi: il Marrone del Mugello Igp ha una produzione altalenante, che va valutata appunto in un arco di tempo più ampio, poi non dobbiamo mai dimenticare i recenti anni del cinipide, quando la produzione è stata praticamente azzerata. La qualità – prosegue Piani – è invece eccellente. Mi riferisco nello specifico alla salubrità del frutto e al suo sapore, davvero soddisfacenti”.
Un problema, però, rimane quello dei prezzi. “Nonostante i quantitativi inferiori al 2021 – osserva Piani – e gli aumenti dei costi di produzione, le quotazioni stanno perdendo mediamente 0,80-1 euro rispetto allo scorso anno. Oggi ci attestiamo infatti su una media di 3,30-3,50 euro il chilo, rispetto ai 4,20-4,30 euro del 2021”.
Nonostante, infine, negli ultimi decenni gli ettari a Marrone di Mugello Igp siano calati, la produzione si mantiene su buoni livelli. A confermarlo è ancora il presidente del Consorzio, che dice: “Nel 1996 ne furono censiti 3.300 ettari. Oggi, molto probabilmente, siamo attorno ai tremila, a causa dei danni provocati dal cinipide”.