Ci sono ortaggi che non consumiamo, ma produciamo. In particolare nell’Agro Pontino. A iniziare dal pak choi, il cavolo originario dalla Cina con foglie carnose e croccanti. In Italia si vende alle comunità cinesi nazionali, ma prende soprattutto la via dell’export verso altri Paesi europei. Strade simili per il daikon che si presenta come una lunga carota e che sempre nell’Agro Pontino si produce da decenni. Lo amano tanto i tedeschi che lo mangiano con la birra. Con i cambiamenti climatici però la produzione tedesca si allunga di qualche settimana, si crea sovrapproduzione e cadono i prezzi.
Un pioniere del pak choi: Alberto Rigoni
Uno dei pionieri della coltivazione del pak choi è Alberto Rigoni, titolare dell’omonima azienda di Sabaudia, nel Lazio che racconta a myfruit.it come oggi il pak choi stia superando gli stretti confini delle comunità cinesi. “Con l’affermarsi di una cucina fusion viene usato in ricette elaborate anche come elemento decorativo e sempre più arriva nelle tavole degli europei. Un consumo anche quotidiano. E si inizia a trovare anche nei supermercati italiani”.
Rigoni ha scoperto questo ortaggio all’Asia fruit logistica di Hong Kong e lo coltiva da dieci anni. “Sono riuscito a venderlo alla Gdo europea, creando una nicchia di mercato”.
Ma a livello globale è qualcosa di più importante: “Il consumo di questo prodotto nel mondo è in costante aumento. I primi produttori europei sono gli spagnoli”.
Con il daikon, leader in Europa
“Vendiamo bene anche il daikon, siamo tra i leader in Europa, che mio padre produceva per tedeschi. Lo esportava in Baviera 40 anni fa dove si consumava con la birra. Abbandonò le colture tradizionali – dai peperoni alle melanzane – per questo prodotto di esportazione: da Latina al nord Europa. Con la moda della cucina asiatica oggi si vende, oltre che ai cinesi, in tutte le capitali europee, non solo la Germania”.
La genesi di questa filiera italiana è l’export: “Questi prodotti sono nati per colmare il vuoto che si crea in nord Europa d’inverno, a causa delle temperature gelide non riescono a produrli. Interveniamo noi. Lo svantaggio climatico al nord ha permesso la nascita di questa economia nel nostro territorio”. I cambiamenti climatici stanno però cambiando i rapporti: “In Germania riescono a produrre per più tempo, da noi si aspettano le prime gelate al nord per vendere, ma allungano sempre più tardi e si crea una sovrapposizione di prodotto che fa scendere i prezzi. Vanno a terra. A cui si sommano le notevoli difficoltà date dai recenti rincari delle materie prime“.
C’è anche la cooperativa Cos a produrre pak choi
Da cinque anni Cos, la cooperativa ortofrutticola Sabaudia, si dedica alla coltivazione del pak choi, come ci racconta il presidente Antonello di Girolamo: “Lo vendiamo in Nord Europa, soprattutto dove sono presenti le comunità cinesi più significative. Esportiamo soprattutto in Inghilterra e in Germania dove ci sono grandi comunità cinesi. In Italia lo vendiamo poco”. Quest’anno si lotta con i cambiamenti climatici: “Il freddo arriva sempre più tardi e i Paesi del nord fanno riferimento alla loro produzione”. Con l’aumento dei prezzi dei trasporti poi si diventa meno concorrenziali.