Nonostante la seconda ondata dell’emergenza sanitaria, non è tragica la situazione dei prodotti di IV gamma. Secondo i dati Nielsen aggiornati al 4 ottobre scorso, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, perdono l’1,8%, il che significa che sono in ripresa rispetto al mese di agosto, quando il gap era del -5,5%. Certo, il bilancio non può dirsi positivo, per via di quel 6,9% in meno anno su anno, ma la speranza, per la tenuta di un segmento che vale 820 milioni di euro, resta. Tanto che Pietro Fiore, responsabile ortofrutta di Todis tranquillizza: “Tutto il reparto è in crescita: stiamo registrando l’8% in più rispetto all’anno precedente. E anche la IV gamma segue il trend. Ci sono referenze che vanno meglio e altre che soffrono di più la situazione, ma nel complesso siamo soddisfatti“.
Tengono le insalate in busta, perdono le ciotole
Le referenze che non preoccupano sono le insalate in busta, il cui valore ammonta all’80% rispetto al totale della IV gamma, ossia 660 milioni di euro. Per Nielsen perdono l’1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e sono in miglioramento rispetto al mese di agosto, quando il decremento era del 4,9%. Più cospicua la perdita se confrontata anno su anno: 6,4% in meno. A tal proposito, spiegano da Unione Italiana Food, nel segmento delle insalate in busta l’inversione di trend è trainata dalle marche che hanno mostrato nei mesi di agosto e settembre dati in crescita, mentre per la private label si registra un calo.
D’accordo sulla tenuta di questa referenza anche Fiore, che spiega: “Le insalate miste e le verdure da cuocere stanno andando bene. Se il mese di agosto è stato tutto sommato positivo, a settembre abbiamo assistito a un nuovo exploit, che si conferma a ottobre e che dunque si giustifica con la ripresa dello smart working. I nostri spazi espostivi, infatti, sono rimasti invariati“.
Soffrono invece le ciotole, le insalate arricchite, il cui valore complessivo è di 31 milioni di euro: la perdita, secondo Nielsen, è a doppia cifra, pari all’11,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Migliorano comunque rispetto al mese di agosto, quando il decremento rispetto ad agosto 2019 era del 14,2%.
Ma il confronto anno su anno non lascia dubbi: -23,6%. Tali referenze rappresentano oggi il 3,8% del mercato, mentre pre pandemia si attestavano al 5%: sono il segmento che ha subito di più la fase di lockdown e quella post, dicono da Unione Italiana Food, per via della crescente diffusione dello smart working e quindi del minore consumo di insalate pronte in pausa pranzo in ufficio.
“Le ciotole continuano a soffrire – conferma il manager di Todis – Mentre notiamo una crescita delle zuppe e dei piatti pronti, dunque della V gamma: dopo il crollo dei mesi scorsi, stanno risalendo“.
Il pre-Covid aveva altri numeri
Al fine di avere un quadro completo del segmento IV gamma, si riportano alcuni dati diffusi da Ismea in tempi non sospetti: era marzo 2019: “Dopo il +5% del 2018 – si legge ne report – nei primi tre mesi del 2019 le vendite di ortaggi IV gamma in Italia hanno messo a segno un 6,7% in più rispetto all’analogo periodo del 2018. Le quantità acquistate sono cresciute del 9,8% rispetto al primo trimestre del 2018, dopo il +8,2% a consuntivo 2018. Il segmento degli ortaggi pronti al consumo si rivela più dinamico dell’intero comparto, dato che il valore totale degli acquisti domestici di ortaggi freschi, nel 2018, è diminuito dell’1,1%, rispetto al 2017. Tale andamento è ancora più evidente nel confronto con gli ortaggi sfusi: la lattuga sfusa, ad esempio, mostra nel 2018 una riduzione del 6,6% in valore e del 7,9% in volume. Secondo elaborazioni Ismea su dati del panel consumer Nielsen, gli ortaggi IV gamma rappresentano il 16% del valore degli acquisti domestici di ortaggi freschi. All’interno del segmento, le insalate si confermano nel 2018 come il prodotto preponderante (74%), seguite da altri ortaggi pronti al consumo come le carote baby o alla julienne (18%), e gli ortaggi da cuocere (8%)”.