Che uno vero e proprio tzunami si fosse abbattuto sui consumi, soprattutto alimentari, è stato evidente sin dall’inizio dell’emergenza causata dal diffondersi del Covid-19. Ma altrettanto evidente è apparso subito il ruolo che avrebbero ricoperto i servizi di e-commerce dei cosiddetti pure player così come, soprattutto, dal retail tradizionale, entrambi presi d’assalto negli ultimi due mesi e messi a dura prova.
Ora c’è anche un numero che ben quantifica l’esplosione di questo canale: 2 milioni. È quello dei nuovi e-shopper che da inizio 2020 hanno iniziato ad acquistare prodotti on line, 1,3 milioni dei quali sono da attribuirsi proprio all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19.
A fare il punto del situazione di un settore che da anni è in crescita, ma che negli ultimi mesi ha probabilmente subito un’accelerazione pari a quella di 10 anni, è stata NetComm, il Consorzio del commercio digitale italiano, che ieri, davanti a più di 2000 persone collegate on line – non senza svariati problemi di collegamento, la piattaforma è infatti stata messa a dura prova dal traffico presente – ha inaugurato la due giorni del suo Netcomm Forum Live con un’articolata agenda di workshop e seminari on line.
La cavalcata dei prodotti freschi e del confezionato
“L’E-commerce è una comunità cresciuta in modo incredibile in questo periodo, creando anche servizi che prima non c’erano” ha esordito Roberto Liscia, presidente di Netcomm, nella plenaria di inizio lavori, evidenziando alcuni tasselli importanti della rivoluzione in atto. Un primo dato interessante per il settore è che tutti, anche coloro che hanno visto diminuire notevolmente le vendite in questo periodo, hanno allo stesso tempo registrato un’impennata del numero di e-shopper. “Forse ci avremmo impiegato due o tre anni per avere questo incremento in una situazione normale” ha evidenziato ancora Liscia.
A crescere, da fine febbraio a metà aprile, sono stati settori considerati emergenti nell’on line, come ad esempio il pet care (+154%), i prodotti per la cura della casa (+126%) e della persona (+93), nonché l’alimentare con una grande performance da parte dei cibi freschi e confezionati (+130%). Un comparto, quest’ultimo, che in 8 settimane è salito quasi la metà di quanto ha fatto in tutto il 2019.
“L’alimentare on line era cresciuto in modo rilevante negli ultimi anni – ha continuato Liscia – anche se partendo da dati bassi, ma ora potrebbe registrare a fine anno un raddoppio delle vendite. Il food potrebbe acquisire una posizione rilevante all’interno del portafoglio dei prodotti e dei servizi venduti on line”.
Le potenzialità del click & collect, anche per il dettaglio
Tra le tendenze evidenziate emerse anche la grande crescita dei servizi di click/drive & collect, già in fermento in Italia prima dell’emergenza in corso, ma che ora sono diventate un servizio ideale per andare incontro alle mutate esigenze di molti consumatori. Chi, anche forse un po’ a sorpresa, si è rivelato fondamentale in questo periodo è il dettaglio tradizionale: le direttive del Governo, d’altronde, non hanno consentito lo spostamento tra comuni negli ultimi due mesi e i negozi di prossimità sono diventati, quindi, ideali per fare la spesa. Ma il piccolo dettaglio, in molti casi, si è anche attrezzato con le consegne a domicilio grazie agli strumenti di delivery che la rete oggi mette a disposizione. E, secondo Liscia, il click & collect anche per le piccole strutture un giorno potrà essere un elemento fondamentale.
L’altalena dei prezzi
Una piccola parentesi anche sui prezzi. Sempre più dinamici quelli on line, emerge dalle analisi di Netcomm, e probabilmente questo diventerà una costante del canale e-commerce. In questo periodo ci sono prodotti che hanno visto crescere i prezzi, come ad esempio l’informatica, gli elettrodomestici, le bevande e il fresco in generale, altri che invece sono scesi come il pet care ed l’elettronica di consumo.
C’è ancora spazio per crescere. Obiettivo: omnicanalità
L’Italia, però, sconta ancora dei problemi di arretratezza. Secondo un’indagine di Netcomm – 279 insegne analizzate per un totale di 46mila punti vendita – se il 79% delle insegne possiede un canale di e-commerce attivo, solo il 37% di esse consente la possibilità del click & collect, percentuale che scende al 14% nel caso si voglia ritirare la propria spesa precedentemente prenotata. Anche l’uso di app per servizi di delivery è debole in Italia (solo il 57,7% ha un app per dispositivi mobile) e nella lista degli operatori più innovativi troviamo solo 18 nomi, un po’ poco. Un ritardo, ha concluso Liscia, che dovrà essere colmato a breve, perché i due nuovi milioni di consumatori presenti on line vorranno sempre più servizi e sempre più vera omnicanalità. Indietro non si torna più.