Anche in Emilia Romagna sono molto ottimiste le attese per la produzione di castagne. “Dopo il minimo storico toccato l’anno scorso – spiega una nota della Coldiretti regionale – raddoppia la produzione”. Il grande calo del 2017 era stato dovuto, del resto, non tanto al cinipide galligeno (l’insetto che ha devastato interi castagneti nell’ultimo decennio, un po’ in tutta la Penisola), quanto alla grande siccità.
“La raccolta si presenta di buona quantità e di ottima qualità – prosegue Coldiretti – con frutti generalmente di grossa pezzatura. Con i suoi 2.822 ettari di castagneto, l’Emilia Romagna è la sesta regione in Italia per estensione dei castagneti, il 35% dei quali in provincia di Bologna, dove si raccolgono il Marrone Igp di Castel Del Rio e il Marrone Biondo dell’Appennino bolognese.
Dopo essersi rialzata con successo dall’attacco del cinipide galligeno del castagno, la castanicoltura dell’Emilia-Romagna ha ripreso quota, ridando prospettive alle oltre 1.500 aziende che producono quasi 10.000 quintali di castagne e marroni”.
Con la ripresa del prodotto locale – rileva ancora l’associazione agricola – calano le importazioni, ma resta alto il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere. Se non si vuole correre il rischio di acquistare, spesso a caro prezzo, caldarroste estere in vendita nel centro delle città, invitiamo i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggeriamo di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o le sagre in programma in tutta la regione, dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità, oppure rivolgersi direttamente alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne”.