La telenovela relativa ai sacchetti bio a pagamento nei reparti ortofrutta dei supermercati e alla possibilità di poterli portare da casa, come prevedibile, prosegue. E così, dopo il parere del Consiglio di Stato dello scorso 29 marzo, tocca questa volta al Ministero della Salute aggiungere un nuovo capitolo. O meglio, rimandare la patata bollente, almeno in parte, ad un altro Ministero.
Sì, perché, con la circolare del 27 aprile (vedi qui), pur confermando che i consumatori potranno portarsi da casa i sacchetti da utilizzare nel reparto ortofrutta, purché siano monouso, quindi non riutilizzabili, nuovi (“non utilizzati in precedenza”), integri e quindi “conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti e aventi le caratteristiche “ambientali” previste dal più volte articolo 9-bis”, Il Ministero della Salute rimanda invece a quello dello sviluppo economico sul fronte dell’effettiva operatività nei punti vendita, soprattutto per quanto riguarda la loro gestione una volta arrivati a pesare frutta e verdura nelle apposite bilance che si trovano nei reparti ortofrutta.
Le bilance, infatti, sono tarate in modo da sottrarre dal peso di frutta e verdura la tara del peso dei sacchetti messi in vendita all’interno del negozio, non quelle dei sacchetti che i consumatori si potranno portare da casa. Quindi? Una bella “criticità”, ammette lo stesso Ministero della Salute, che però rimanda la soluzione a questo punto al Ministero dello sviluppo economico “le cui valutazioni sono da considerarsi rilevanti ai fini dell’operatività dei chiarimenti forniti con la presente circolare”.
Ma ci sono o ci fanno ? 🤬 È una gara allo scarica barile, visto che nella circolare scrivono che si rendono conto del problema della tara e che attendono il giudizio al Mise. È l’unico paese in cui i politici osteggiano le imprese con leggi ridicole e fintamente demagogiche🤬 pic.twitter.com/JuVNUmcgdo
— Giorgio Santambrogio (@gsantambrogio1) 30 aprile 2018
Su twitter non è mancato un primo commento, non certo tenero, da parte di Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del Gruppo VéGé e presidente di ADM, l’associazione della distribuzione moderna. Ma d’altronde, già il mese scorso, quasi all’unisono, molti esponenti della grande distribuzione avevano sottolineato la difficoltà nell’applicabilità del parere del Consiglio di Stato, considerando che il compito di dover verificare l’idoneità dei sacchetti portati da casa spetta proprio ai negozianti, operazione molto complessa e di difficile gestione.
Il Codacons, invece, in una nota parla di “importante vittoria”. “Tutte le nostre richieste sono state accolte” afferma il presidente Carlo Rienzi, di parere opposto invece i presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona. che invece afferma che la circolare del Ministero della Salute sui sacchetti bio “non risolve un bel nulla, perché non consente di portare le borse riutilizzabili da casa, ma solo quelle nuove”.