Già nel 2022, l’Egitto aveva conquistato il primato mondiale sulla produzione di carciofi, con 460mila tonnellate di carciofi prodotti contro i 380mila italiani (fonte Faostat).
Ma ora, secondo quanto riferisce il Messaggero, sembra che stia mettendo a rischio le vendite dei prodotti italiani con una massiccia presenza sul mercato. Oltretutto, le previsioni per il 2024 non sembrano essere migliori, ma addirittura lasciano immaginare un proseguo di tale tendenza.
Preoccupa anche il fronte prezzi: sempre secondo il Messaggero, in alcune zone, come nel Brindisino dove si coltiva il Violetto Igp, gli agricoltori preferiscono non raccoglierlo e lasciarlo sui campi a causa della scarsa remunerazione: i 15 o 20 centesimi a carciofo pagati dai mediatori della grande distribuzione non coprono i costi di produzione.
Il saldo commerciale, spiega ancora Il Messaggero, è negativo da tempo, ma negli ultimi anni la forbice export-import si è ulteriormente allargata, nonostante l’Italia vanti il maggior numero di varietà a denominazione (il Dop Spinoso di Sardegna e le tre Igp Brindisino, Carciofo di Paestum e Romanesco del Lazio).
Un’altra 20ina di varietà è richiestissima da gourmet: dai siciliani spinoso di Menfi al violetto di Castellammare, dal Bianco di Penosa al pregiato Sant`Erasmo coltivato nell’isolotto nella Laguna di Venezia, al simile Romanesco ma di Orte, tutti presidi Slow Food.
Fonte: Il Messaggero