Annata positiva per l’asparago napoletano, che oggi conta una produzione di oltre 10mila tonnellate di turioni su 900 ettari in coltura protetta e un centinaio in pieno campo.
“Abbiamo iniziato la campagna del prodotto sotto serra il 25 gennaio scorso e termineremo tra una decina di giorni – riferisce a myfruit.it Giuseppe Laezza, produttore nonché presidente del comitato promotore dell’asparago napoletano – Quantitativi, qualità e prezzi sono in linea con le aspettative, all’origine non siamo mai scesi sotto i 6 euro il chilo e in alcuni momenti abbiamo superato gli 8 euro. Siamo soddisfatti”.
A favorire l’andamento della stagione il clima, che ha visto l’alternarsi di giornate calde con notti fresche: “La giusta escursione termica per avere un prodotto tenero e gustoso – rileva Laezza – Ora abbiamo appena iniziato con il prodotto in pieno campo, ma per via delle piogge di questi giorni raccogliamo a singhiozzo”.
Le caratteristiche distintive del prodotto
“Gli asparagi erano tra i piatti preferiti nella corte borbonica – ricorda Laezza – ma è solo da una trentina di anni che la coltivazione ha assunto la veste di una filiera moderna, espressione di una territorialità produttiva molto marcata e tipica, testimonianza anche di una spiccata vocazionalità pedoclimatica dell’area. La coltivazione in semiforzatura è uno dei caratteri peculiari dell’asparago napoletano, in grado di esaltare ancora di più la precocità della raccolta che inizia già tra fine gennaio e la prima settimana di febbraio, aprendo di fatto il mercato nazionale del prodotto. Ma non è solo la precocità il carattere distintivo del nostro asparago. A farsi notare è la qualità organolettica del prodotto, effetto del clima mite e soprattutto dei fertili e ricchi terreni di origine vulcanica della pianura napoletana”.
“Una ricerca in corso del Dipartimento di farmacia dell’Università degli studi Federico II di Napoli – argomenta il presidente – nell’ambito di un progetto sugli aspetti nutraceutici dell’asparago, ha dimostrato che l’asparago napoletano contiene macro e micro elementi essenziali per il nostro organismo, in particolare si fanno notare i notevoli contenuti di ferro e magnesio, entrambi più alti di quelli rilevati in turioni di altre provenienze e degli stessi valori presenti nella letteratura scientifica”.
I canali e il progetto Igp
Circa il 70% della produzione di Asparago Napoletano viene venduto sui banchi della Gdo nazionale, circa un 10% è invece destinato all’estero, Francia e Svizzera in particolare. “La quota restante va ai mercati e al dettaglio – riferisce il presidente – Il nostro è un prodotto che si fa apprezzare, chi lo prova lo ricompra”.
“L’asparago napoletano – prosegue – oggi è pronto a misurarsi sul fronte del progetto di riconoscimento dell’Igp. Abbiamo ottenuto l’ok della Regione Campania e ora la documentazione è al ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. Pensiamo di ottenere l’indicazione geografica per la prossima campagna“.
Un riconoscimento molto atteso, che potrebbe catalizzare l’attenzione dei produttori che in passato hanno abbandonato la coltivazione dell’asparago napoletano: “Solo qualche anno fa la superficie coltivata era il doppio di quella odierna – riferisce Laezza – Ma i costi di produzione molto alti hanno fatto desistere i produttori, che si sono spostati su altre colture, per esempio fragola e zucchina. Ma lavorando meglio il prodotto e potendo contare su un disciplinare di produzione preciso e condiviso, penso che ci possano essere gli estremi per ritornare a coltivarlo”.
In ogni caso il riconoscimento servirà a promuovere meglio il prodotto: “L’Igp è un marchio europeo di qualità, che immaginiamo possa fungere soprattutto da strumento di promozione commerciale per veicolare e far apprezzare meglio la nostra produzione su tutti i mercati, compresi quelli internazionali – conclude Giuseppe Laezza – Una volta ottenuto il riconoscimento potremo creare il Consorzio di tutela e valorizzare al meglio quella che riteniamo essere una vera e propria eccellenza del territorio”.