Un incontro partecipato e di confronto quello che si è svolto nel comune di Nizza di Sicilia (Messina), nell’ambito delle iniziative del progetto Dop-Igp, finanziato dall’assessorato regionale all’Agricoltura, allo Sviluppo Rurale e alla Pesca mediterranea, promosso dal Distretto Agrumi di Sicilia. Al centro del dibattito, nato con la collaborazione del Consorzio Limone Interdonato di Messina Igp, il tema dell’importanza dell’aggregazione certificata e delle azioni di sistema nel confronto con i mercati. All’evento, patrocinato dal Comune di Nizza e dalla Federazione dottori agronomi e i dottori forestali di Sicilia, sono intervenuti produttori, tecnici, ricercatori, stakeholder istituzionali.
Si tratta del secondo appuntamento, dopo quello di Avola dello scorso aprile, che ha visto protagonista una delle eccellenze del territorio, il Limone di Siracusa, mentre Nizza, e tutta la costiera ionica, è terra del Limone Interdonato di Messina Igp, una produzione antica, coltivata su terrapieni, fino all’altitudine di 400 metri.
“Bisognerebbe inserire il territorio – ha commentato la presidente del Distretto Agrumi di Sicilia, Federica Argentati – tra i paesaggi storici rurali, lavorare per una loro valorizzazione e sostenere i produttori che sono i custodi di questo patrimonio paesaggistico”. La stessa ha lanciato la proposta ai governi, regionale e nazionale, di inserire i paesaggi storici rurali negli eco-schemi della Pac per il riconoscimento di indennità agli imprenditori che svolgono attività per la cura e il mantenimento di un’agricoltura che, oltre ad avere un valore economico in sé, contribuisce al mantenimento di territori fortemente caratterizzati dalle produzioni tradizionali. Argentati ha inoltre sottolineato, al contempo l’importanza di continuare a lavorare in rete con strumenti di sviluppo territoriale come i Distretti, che per le loro specificità sono in grado di creare connessioni ed innovazioni a supporto delle imprese e degli stessi territori. “La nostra produzione di limoni – ha aggiunto Giannantonio Caminiti, presidente Consorzio Limone Interdonato di Messina Igp – può essere un volano per vendere il territorio – ha sottolineato – grazie alla cooperazione uniformiamo il prodotto per lanciarlo sui mercati”.
In rappresentanza del sindaco di Nizza, la vicesindaca Nella Foscolo. “Siamo un’amministrazione nuova – ha detto – che vuole portare cambiamento, slancio e ossigeno. E’ necessario creare sinergie tra i vari comuni della costa ionica per un rilancio turistico ed economico del comprensorio”. L’assessora di Roccalumera, Natia Lucia Basile, ha aggiunto: “Dobbiamo fare il salto di qualità. Noi saremo accanto ai produttori per questo percorso”. E’ intervenuto anche Salvatore Messina, presidente Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali di Messina.
Silvia Di Silvestro, responsabile della sede di Acireale del Crea-Ofa, sottolineando la necessità per i produttori di utilizzare solo innesti sani, ha annunciato che “il Limone Interdonato entrerà in certificazione prestissimo. L’iter è già concluso. Enormi passi avanti sono stati fatti nella ricerca sul malsecco. Contiamo su maggiori finanziamenti; sarebbe utile coinvolgere anche la ricerca estera”.
Argentati ha ricordato: “All’interno dei progetti dei Distretti del cibo partecipiamo a uno specifico di ricerca scientifica sul malsecco e a uno sulla comunicazione dei nostri agrumi Igp, Dop e bio che prevede un investimento di un milione di euro, finanziati al 100%. Come Distretto siamo anche tra i cluster in Sicilia finanziati dall’assessorato Attività produttive della Regione siciliana con un investimento di un milione e 800mila euro, finanziati al 90%, all’interno del quale abbiamo proposto diverse azioni a supporto della filiera, quale per esempio un’importante azione di educazione alimentare e di Agricoltura 4.0, ma anche il rilancio del marchio People of Sicily, un progetto di internazionalizzazione che darebbe il vantaggio di avere un marchio condiviso tra le imprese, per immettere sul mercato un paniere completo, che allungherebbe anche il calendario di commercializzazione”.
Renato Maugeri, presidente Consorzio Limone dell’Etna Igp, ha precisato: “Il Crea è stato il nostro braccio destro per ottenere il riconoscimento Igp del Limone dell’Etna. Noi vendiamo anche il territorio e la storia del limone. L’Igp ci aiuta in questo, dà sicurezza al consumatore che ci preferisce”.
Sugli alti costi di produzione ha parlato Carmelo Briguglio, produttore. “I terreni – ha riferito – sono terrazzati, l’acqua costa tanto e la manodopera scarseggia, problemi che non hanno i nostri competitor stranieri. Servirebbero incentivi”.
“Stiamo perdendo molti ettari di agrumeti – ha confermato Valerio Dattila, presidente della coop. Agricola Limone Interdonato Messina Jonica. Un fatto positivo sono le certificazioni Bio e Igp che ci danno la forza di andare avanti. E’ opportuno trovare maggiori sinergie con gli altri Consorzi, perché non può esserci concorrenza tra noi”.
“Il settore ha bisogno di un maggiore dialogo tra i diversi attori della filiera (coltivazione, lavorazione e commercializzazione, Gdo, consumatore) – ha sottolineato Albino Villari, presidente Gruppo Villari – spesso assistiamo a uno scollamento inaccettabile tra produzione e commercializzazione. Facciamo autocritica”.
“Il Distretto – ha concluso Argentati – lavora da 15 anni con questo obiettivo: creare rete, mettere in connessione le varie parti della filiera con il territorio. Un altro progetto molto interessante è Zagara, sul turismo relazionale integrato. Sono tutte iniziative che hanno attirato l’attenzione, per esempio, di The Coca-cola Fondation che, oltre ad aver supportato alcuni progetti legati al tema dell’economia circolare (social farming, acqua e clima), ha portato a far utilizzare alla società i nostri prodotti: l’Arancia Rossa Igp per la Fanta e i nostri limoni Igp per la limonata. Anche la siciliana Tomarchio bibite ha realizzato una linea bio, Dop e Igp. Anche questo è un risultato”.
Fonte: Distretto Agrumi di Sicilia