L’Europa è ancora lontana dall’obiettivo di ridurre, entro il 2030, l’uso dei fitofarmaci del 50 per cento. A dirlo è l’ultimo rapporto di Agenzia europea per l’ambiente (Eea) che sottolinea anche un altro dato: l’Italia è tra i paesi con il maggior inquinamento da imidacloprid (un insetticida neonicotinoide) e atrazina, peraltro bandita più di 30 anni fa.
I volumi di fitofarmaci non diminuiscono
Secondo l’Eea, negli ultimi dieci anni l’impiego della chimica per difendere le produzioni europee sarebbe addirittura aumentato. Tra il 2011 e il 2021 le vendite di prodotti fitosanitari negli stati membri sono rimaste costanti a circa 350mila tonnellate all’anno. In aumento i volumi acquistati in Francia, in Germania, in Spagna, in Italia. Tra i paesi più virtuosi la Repubblica Ceca, la Danimarca e il Portogallo.
I residui sono ovunque
Quanto alla situazione residui, il report parla chiaro: nel 2020 sono stati rilevati uno o più principi attivi al di sopra delle soglie di preoccupazione nel 22% di tutti i siti di monitoraggio in fiumi e laghi d’Europa. In termini di inquinamento del suolo, l’83% dei terreni agricoli analizzati in uno studio del 2019 conteneva residui.
Focalizzando l’attenzione sull’Italia, la situazione è peggiore nelle acque superficiali del nord e del centro Italia, dove si registrano livelli di imidacloprid, superiori ai livelli di guardia stabiliti dall’Ue. Il nord-ovest italiano è poi il peggiore in assoluto per livelli di atrazina nelle acque di falda.
Inquinamento da imidacloprid si rileva anche in Belgio, Olanda e Repubblica Ceca.
Non tutti i prodotti superano l’esame
Il problema dei residui è evidente anche nei cibi. Secondo l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, la percentuale di prodotti che non supera l’esame è passato dall’1,4 del 2018 al 2,1 attuale.
L’Italia è tra i Paesi più virtuosi: solo lo 0,7% dei prodotti analizzati ha mostrato di contenere residui superiori ai limiti fissati per legge.
Sempre secondo l’Efsa oltre il 40% dei prodotti che vengono analizzati presenta tracce di residui chimici, seppur al di sotto della soglia vietata. Solo il 58,1% di alimenti è stato trovato completamente privo di pesticidi.