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Cavolo cinese, il super food difficile da trovare (in Italia)

Nonostante le proprietà benefiche, nei reparti ortofrutticoli della Gdo scarseggia. Va meglio sulle piattaforme e-commerce

Che lo si chiami cavolo cinese, pak choi, o bok choy, presenta foglie croccanti e larghe e per le sue proprietà può essere considerato a pieno titolo un super food. Ma, nonostante i benefici che apporta, e nonostante sia sempre più ricercato, non è sempre presente nei reparti ortofrutta delle insegne italiane.

Che cos’è il cavolo cinese

Originario dell’Asia, il cavolo cinese è una variante di cavolo dal sapore molto delicato e con una notevole concentrazione di vitamine, tra cui spiccano per quantità quelle del gruppo A e C, a cui si aggiungono sali minerali – in particolare calcio e fosforo – nonché fibre e proteine. Dal sapore delicato e lievemente amarognolo presenta foglie carnose e croccanti, che ricordano quelle delle bietole, e gambi allungati (che ricordano il sedano), sebbene sia più assimilabile al cavolo cappuccio, alla verza, ai broccoli e al cavolfiore. Appartiene infatti alla famiglia delle Brassicaceae.

Oggi viene coltivato e apprezzato anche in Italia. I consumatori ne riconoscono infatti i benefici in termini di apporto di retinolo. Il quale, a sua volta, ha ricadute positive sulla pelle, vista, ossa e sistema immunitario.

Dove si coltiva in Italia?

In Italia viene prodotto in particolare nell’Agro Pontino, ma sono diversi gli areali produttivi che ben si prestano per questa coltivazione. Sono infatti sufficienti un clima non troppo rigido e irrigazioni ben distribuite per dar vita a un ciclo di sviluppo molto breve: in pieno campo viene messo a dimora ad agosto e lo si raccoglie da ottobre in poi.

A oggi, il cavolo cinese made in Italy è destinato al consumo delle comunità orientali presenti in Italia, e all’export verso altri Paesi europei.

Difficile trovarlo

I consumatori italiani che desiderano consumarlo lo possono trovare nei piccoli negozi di prodotti tipici etnici e negli e-commerce, meno facilmente nei supermercati. 

Lo vende per esempio Cortilia, che propone il prodotto italiano coltivano dall’azienda agricola Cantalupo di Urgnano, nella campagna a sud di Bergamo. Ma si trova anche su Amazon e nella piattaforma La boutique del biologico, che lo vende in versione pesticidi free. Meno facile trovarlo – soprattutto con continuità – nella Gdo. Un’occasione persa?

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