Il Governo ha stanziato nove milioni per salvare gli agrumi, in particolare i limoni.
La legge di bilancio approvata dal Parlamento lo scorso 29 dicembre ha infatti istituito il Fondo in difesa della salute degli agrumi che servirà ad aiutare gli areali in cui si producono prodotti a marchio Igp (Indicazione geografica protetta).
Una situazione ad alto rischio
Bastano i numeri per descrivere la situazione ad alto rischio in cui verte la produzione di limoni italiana: in circa 30 anni la superficie è diminuita del 45%, la produzione del 41.
Un declino causato principalmente dal dilagare del Mal secco, malattia fungina causata da Plenodomus tracheiphilus, i cui attacchi, talvolta fulminanti, costringono a drastiche potature e continui reimpianti, con conseguenti ricadute negative sulla redditività delle imprese agricole.
“A distanza di un secolo dalla sua comparsa in Sicilia – spiegano in una loro pubblicazione Antonino e Vittoria Catara, docenti dell’Università di Catania – il Mal secco è ormai diffuso in tutte le regioni d’Italia e ha esteso la sua presenza ad altri Paesi del Mediterraneo”.
Come funziona il fondo
Il fondo prevede una dotazione economica pari a tre milioni per tre anni, a partire dal 2023, per un totale di nove milioni. In particolare, è volto a finanziare le attività di ricerca finalizzate al contenimento della diffusione del Mal secco.
I commenti
“Vogliamo rafforzare le filiere italiane e proteggere i nostri prodotti, che sono sinonimo di eccellenza e qualità – ha commentato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – Nella manovra abbiamo previsto tanti interventi utili, tra cui importanti fondi anche per contrastare le patologie che sempre più spesso aggrediscono le piante, in questo caso gli agrumi”.
“Ricercatori e imprenditori – ha sottolineato Silvia Di Silvestro, responsabile della sede di Acireale del Crea, Centro di ricerca olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura – collaborando nell’ambito di progetti europei, nazionali e regionali, possono rinnovare il panorama varietale, ampliare il calendario di maturazione e commercializzazione e ottenere varietà resistenti ai patogeni endemici e a rischio di introduzione”.