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Pere, Cia: “Il mercato non le valorizza, imprese a rischio”

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Autore Redazione

In Emilia Romagna si coltiva il 70% della produzione nazionale coinvolgendo oltre15mila addetti. Ma le superfici sono in calo

Un incontro tra Cia e Unapera per affrontare i temi della frutticoltura, in un momento difficile per la pericoltura dell’Emilia Romagna: la riunione tra la Confederazione emiliano romagnola con la società consortile – che raggruppa 25 imprese e che rappresentano oltre il 70% del raccolto commercializzato sul mercato italiano – si è tenuta nei giorni scorsi ed ha affrontato la delicata situazione. 

Le difficoltà sono tante

Questo frutto, che vale il 35% della produzione lorda vendibile frutticola e coinvolge 15mila addetti, sta attraversando un mare in tempesta: difficoltà produttive a causa di patologie aggressive, costi saliti alle stelle e soprattutto con l’annata siccitosa, la pezzatura dei frutti è inferiore alla media.

“Per questo motivo vorremmo sensibilizzare la Gdo affinché dia maggior valore a una produzione di eccellenza che quest’anno, nonostante la buona qualità, non raggiunge i calibri consueti. Il consumatore siamo certi che apprezzi la qualità del prodotto seppur, in media, sia leggermente più piccolo – afferma Stefano Francia, presidente regionale di Cia – ma dobbiamo garantire ai frutticoltori una equa remunerazione di questa eccellenza tipicamente emiliano romagnola”.

Superfici in caduta libera

Il grande caldo ha condizionato quindi la pezzatura di una produzione che negli ultimi 15 anni ha subito una contrazione delle superfici, passando da 23mila ettari ai 17mila odierni. “Se non ci sarà una inversione di tendenza rischiamo di perdere ulteriori superfici con un danno economico ingente per l’Emilia Romagna – prosegue Francia – anche perché in questo areale, in particolare nelle province di Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ravenna, si coltiva il 70% della produzione italiana e il 90% circa delle pere Abate Fetel, punta di diamante del made in Italy”.

Incentivare la ricerca

Francia ricorda che gli agenti atmosferici avversi, la recrudescenza delle patologie fanno vacillare imprese agricole e il grande indotto che ruota attorno a questa eccellenza.

“Vanno incentivati e sviluppati i processi di la ricerca nonché di miglioramento genetico e varietale al fine di individuare cultivar resistenti, più rustiche e in grado di sopravvivere ai cambiamenti climatici ed alle malattie – conclude Francia – Si rende quindi necessario un confronto serio con gli attori della filiera e la grande distribuzione in particolare perché, oltre ai problemi produttivi abbiamo assistito ad un aumento dei costi insopportabili per le imprese agricole”.

Fonte: Cia Emilia Romagna

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