Nonostante la disponibilità dell’industria a riconoscere un incremento del prezzo di riferimento superiore a quella del nord, la parte agricola ha messo sul tavolo, in modo del tutto arbitrario, una richiesta di aumento del tutto ingiustificata anche avendo riguardo ai rincari registrati nei costi di produzione, che non hanno alcun diverso impatto al centro-sud rispetto al nord.
Volendo tralasciare l’analisi dei costi di produzione, per i quali è abbastanza evidente la scarsa congruità dei numeri fatti circolare in queste ultime settimane, e ragionando esclusivamente sui ricavi per ettaro che considerano gli unici dati certi e oggettivi quali la resa media e il prezzo di riferimento, diventa ancor più complesso comprendere le richieste di parte agricola.
Prendendo in considerazione il prezzo proposto dalla parte industriale (120 €/ton per il pomodoro tondo e 130 €/ton per il lungo, con un incremento di 15 euro su quanto pagato nel 2021) si avrebbe per la parte agricola, sulla sola varietà tonda, un maggior ricavo di oltre 2.700 euro rispetto al nord (+35%), maggior ricavo che salirebbe a più di 4.500 euro (+57%) se si andasse a considerare la richiesta fatta dalle Op (140 €/ton per il pomodoro tondo e 150 €/ton per il lungo).
“I costi per ettaro dichiarati in questi giorni dalla parte agricola evidenziano una esagerata differenza rispetto a quelli del bacino Nord, che infatti ha chiuso con un prezzo di 108,50 euro. Non si può pensare di compensare tali inefficienze scaricandole sulla parte industriale e, quindi, sul consumatore finale già gravato dai forti aumenti conseguenti la guerra. – dichiara il presidente dell’Anicav, Marco Serafini – Si rischia seriamente di minacciare il comparto del pomodoro da industria nel bacino centro-sud, con importanti ripercussioni sull’economia e sull’occupazione del territorio. Auspichiamo nel senso di responsabilità di chi è chiamato a rappresentare il mondo agricolo per una ripresa delle trattative nell’interesse dell’intera filiera”.
“Le richieste di parte agricola – continua Giovanni De Angelis, direttore di Anicav – sono immotivate e appaiono, a tratti, speculative. Sarà fondamentale mettere a punto uno studio sui costi di produzione in agricoltura, anche eventualmente con il coinvolgimento del Mipaaf, al fine di poter avere dati oggettivi su cui basare la contrattazione già a partire dalla prossima campagna di trasformazione”.
Fonte: Anicav