Le premesse perché quella di quest’anno sia una buona campagna per la frutta estiva ci sono tutte e a confermarlo è Simone Bernardi, presidente di Lagnasco Group. Ma, sottolinea: “Nessuno può permettersi di fare passi falsi, l’augurio è che ci sia equilibrio da parte di tutti gli anelli della filiera”.
Le opportunità
La cornice positiva è presto delineata. Le gelate, a metà maggio, possono dirsi per quest’anno scampate, mentre sul fronte delle possibili grandinate Bernardi argomenta: “Cresce la percentuale di frutteti coperti con reti-antigrandine, qui in Piemonte possiamo dire che siano la maggior parte. Al netto di sorprese, siamo ottimisti”.
Sul fronte dei quantitativi, quindi, non c’è preoccupazione: “Quest’anno la frutta estiva, mi riferisco soprattutto ai mirtilli, alle pesche nettarine e alle albicocche tardive, che sono il focus del nostro Gruppo, non dovrebbe essere penalizzata”.
Inoltre, a far ben sperare per il prodotto italiano, c’è l’assenza di quello spagnolo – pesantemente colpito dalle gelate – e la probabile mancanza di frutta esotica. “Negli utili anni – spiega il presidente – i frutti tropicali sono diventati qualcosa di più di uno sfizio, i consumatori italiani hanno imparato a conoscerli e a comprarli con una certa frequenza. Quest’anno, per via dei problemi logistici e dei noli alle stelle, questi frutti, oramai veri e propri competitor di quelli tradizionali, dovrebbero occupare uno spazio ridimensionato nei reparti ortofrutta”.
I rischi
A preoccupare Bernardi, invece, è quello che definisce “lo spauracchio dei consumi“. “Dopo due anni di pandemia e con l’attuale situazione geopolitica, il consumatore è stanco e impaurito – riferisce – Tutti gli attori della filiera dovranno pertanto lavorare affinché ci sia equilibrio nei prezzi. La Gdo non deve spingere sulle promozioni, i produttori non devono chiedere remunerazioni esagerate”.
A completare il quadro, naturalmente, ci sono i costi dell’energia e la carenza degli imballaggi: “Il costo dell’energia, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è più che raddoppiato – precisa il presidente – Quanto agli imballaggi, non solo i prezzi sono cresciuti del 30%, ma sono sempre più difficili le forniture just in time. Per fare in modo che quella di quest’anno sia una campagna soddisfacente, a mio avviso, occorre cambiare metodologia di lavoro, occorre lavorare sulla strategia e sulla gestione dei prodotti. Un altro aspetto da monitorare riguarda la manodopera, sempre più carente”.
“Occorre non fare passi falsi – conclude Simone Bernardi – Nessuno, lungo tutta la filiera, può permetterselo”.