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Meno arance e più concorrenza dall’Egitto

Secondo il rapporto Ismea il calo di quest’anno è del 30%

Meno arance, colpa del meteo, ma i prezzi tengono e la qualità resta alta. Cresce la concorrenza di paesi come Egitto e Sudafrica, quelli dell’emisfero australe sono favoriti dal consumo sempre più destagionalizzato delle arance. Questo il quadro e lo scenario offerto dal rapporto Ismea, fresco di pubblicazione, dedicato a “Agrumi. Tendenze e dinamiche recenti“.

Partiamo con i numeri. Secondo il monitoraggio Ismea, la stagione nazionale 2021-22  registra un calo: “Una riduzione assai consistente del raccolto di arance rispetto all’anno precedente pari al 30%“. Qui l’Italia, nel resto del pianeta? “La produzione mondiale 2021/22 è stimata in 48,8 milioni di tonnellate, in aumento del 3% su base annua, grazie ai maggiori raccolti conseguiti in Brasile, Messico e Turchia. La produzione dell’Unione europea è stimata in 6,1 milioni di tonnellate, il 6% in meno rispetto alla campagna precedente”. Globalmente non mancano arance.

Cresce l’import da Egitto e Sudafrica

Cosa comporta il calo produttivo dell’Europa? “Si tradurrà necessariamente in un aumento dei prezzi, nel calo dei consumi e delle esportazioni di prodotto fresco e dei quantitativi avviati all’estrazione del succo. È atteso  un aumento delle importazioni di prodotto fresco con Egitto e Sudafrica destinati a giocare un ruolo da protagonisti tra i fornitori dell’Ue”. Questi i concorrenti da tenere d’occhio.

Il consumo si spalma su più mesi  e aumenta l’import come sottolinea Ismea per “il prolungamento fino a ottobre della campagna commerciale del prodotto dell’emisfero australe, mentre sul fronte delle esportazioni, nei primi due mesi dell’attuale campagna, si registra la contrazione delle spedizioni a causa della limitata produzione nazionale“.  Il saldo è negativo: “Da circa vent’anni l’Italia è un importatore netto di arance. Nonostante il buon livello quantitativo e qualitativo delle produzioni di Sicilia, Calabria e Puglia, le importazioni superano ampiamente le esportazioni, determinando un passivo della bilancia commerciale che varia in funzione del livello di offerta interno e della destagionalizzazione dei consumi”. Analisi precisa.

Quest’anno più arance da Spagna, Grecia ed Egitto

Visto il calo della produzione e  una durata più breve del solito  della campagna secondo Ismea: “E’ atteso un aumento delle importazioni dai paesi mediterranei. Spagna innanzitutto ma anche Grecia ed Egitto. Paesi  che risultano indispensabili per integrare l’offerta nazionale di arance e ampliare il calendario delle vendite rispetto a quello della raccolta”.

Arance tutto l’anno, un fenomeno che lo studio spiega con le “vendite al dettaglio fuori stagione (mesi estivi) sia per l’incremento delle occasioni di consumo extradomestico (spremute e centrifughe consumate nei bar)”. Sui banchi della Gdo non mancano mai e si perde sempre più la consapevolezza della stagionalità del prodotto. Si consumano anche d’estate e nella prima parte dell’autunno, quando il prodotto nazionale e mediterraneo manca.

Nella campagna 2020/21 però le importazioni sono calate, fino al 41% per il prodotto di stagione, parità invece per quello fuori stagione. Tra i nuovi fornitori dell’Italia crescono Argentina e Zimbabwe che si attestano in nona e decima posizione. Sempre nel 2020/21 sono aumentate le esportazioni di arance: 124mila tonnellate per oltre 117 milioni di euro con incremento del 10% dei volumi e del 3% degli incassi, vista la flessione del 6% dei listini medi.

Bene i consumi domestici

Torniamo alla campagna in corso dove dalla domanda giungono segnali contrastanti, da un lato ci sono i dati incoraggianti degli acquisti delle famiglie per il consumo domestico, in netta ripresa rispetto agli ultimi anni, ma si registra la contrazione delle esportazioni a causa della scarsa disponibilità di prodotto determinata dal clima sfavorevole. Tra ottobre 2021 e gennaio 2022, le vendite al dettaglio di arance sono cresciute del 4% su base annua e del 10% rispetto alla media dell’ultimo triennio.

Dove si produce? Altri 1.000 ettari in produzione

A livello nazionale, il potenziale produttivo ammonta a circa 84mila ettari. Nel 2020, la superficie in produzione è cresciuta del 2,8% su base annua e dell’1,7% rispetto al dato medio dell’ultimo triennio. La Sicilia è la prima regione per superficie investita ad arance, con circa i due terzi del totale nazionale, rispetto al 2019 si registra un aumento di circa 1.000 ettari della superficie in produzione, con i maggiori incrementi nelle province di Catania (con nuovi 500 ettari in produzione rispetto al 2019), Agrigento (+200 ettari) e Messina (+300 ettari).

La Calabria è la seconda regione italiana per superficie in produzione (circa il 21% del totale nazionale) e mostra un incremento di circa 1.400 ettari del potenziale produttivo, concentrati per lo più nella provincia di Catanzaro. A seguire si collocano Puglia e Basilicata con circa il 5% della superficie nazionale investita ad arance. Rispetto al 2019, queste regioni evidenziano una sostanziale stabilità anche se la Puglia registra un lieve incremento di circa 30 ettari della superficie in produzione (+0,9%), grazie all’aumento degli investimenti nella provincia di Taranto. Il confronto con il dato medio del triennio 2017-2019 conferma quanto emerso su base annua con le sole eccezioni di Basilicata e Sardegna che registrano una flessione rispettivamente del 10 e del 22%.

L’offerta limitata fa bene ai prezzi

Quest’anno è stato facile vendere il prodotto. “L’offerta limitata agevola il collocamento del prodotto sul mercato e i calibri grandi sono particolarmente ricercati dagli acquirenti”. I prezzi all’origine registrano un aumento  anche rispetto alla media del triennio precedente. L’industria dei succhi  ritira e lavora le partite di arance di piccolo calibro, con  la conseguenza di qualificare  l’offerta del prodotto da tavola.

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