Il radicchio (poco più di 47mila tonnellate acquistate nel canale domestico, il 2% degli ortaggi comprati dagli italiani) con la pandemia ha sofferto. Sia perché sono stati privilegiati prodotti con una shelf life più lunga e meno di nicchia, sia perché è mancato il canale Horeca. Ma come sta andando ora? Myfruit ha fatto il punto con alcuni stakeholder.
Qualche numero
In Veneto si concentra oltre la metà dei 14mila ettari di produzione italiana di radicchio. In particolare è in questa regione che si coltiva il 100% delle quattro tipologie tutelate dalla Igp, dunque Radicchio di Treviso, di Verona, di Chioggia e il variegato di Castelfranco. Secondo Fruitimprese Veneto il 20% della produzione – circa 270mila tonnellate annue – è destinata al mercato estero: l’export continua a crescere, tanto da essere raddoppiato nei primi nove mesi del 2021, toccando quota cinque milioni di euro.
Tosatto: “Bene il Natale, con il tardivo arriviamo a Pasqua”
“Fino a Natale si è venduto bene, il mercato è stato frizzante. Dopo le feste abbiamo notato un po’ di fiacca, ma è un cliché tipico, forse quest’anno accentuato dall’incremento dei contagi da Covid-19″. Sintetizza così Andrea Tosatto, presidente del Consorzio Radicchio di Treviso Igp, che aggiunge: “In ogni caso siamo molto lontani dal disastro che fece il primo lockdown, Gdo e consumatori sono sempre più attenti, hanno compreso il valore dell’Igp. Il bilancio è positivo“.
E probabilmente lo sarà ancor di più a fine stagione. Sì, perché se per le varietà precoci ci sono stati problemi agronomici dovuti al caldo anomalo di ottobre-novembre, per il tardivo il freddo di questi giorni sta aiutando: “Le rese per ettaro delle varietà precoci sono state compromesse del 20% – spiega Tosatto – Mentre non si intravedono problemi qualitativi e quantitativi per il variegato di Castelfranco, con il quale prevediamo di arrivare a Pasqua”.
Dunque, tirando le somme, per Tosatto la situazione è buona, se non fosse per i prezzi alla produzione: “Con l’aumento delle materie prime e dei costi energetici soffre la prima parte della filiera, produttori e confezionatori – conclude – I costi sono molto alti, ma le remunerazioni non seguono lo stesso trend”.
Boscolo: “Cauto ottimismo”
Per Giuseppe Boscolo Palo, presidente del Consorzio Radicchio di Chioggia Igp, dopo un lungo periodo di prezzi bassi alla produzione, oggi le quotazioni sono più che soddisfacenti: 1,16 euro il chilo. “Finalmente possiamo parlare di andamento positivo – riferisce – Ma non ci sono state azioni particolari, direi che sono frutto della casualità“.
In altre parole, oggi si assiste a una situazione più equa lungo tutta la filiera: la Gdo continua a vendere agli stessi prezzi delle scorse settimane, ma i produttori hanno una maggiore marginalità. Ora l’incognita è per la varietà primaverile, che sarà a scaffale ad aprile e maggio.
“I costi di produzione sono molto alti – racconta Boscolo – Il prezzo del concime è raddoppiato, per non parlare dei costi energetici. Si tratta di un elemento che ci fa pensare, il radicchio primaverile rappresenta il 70% del nostro business“.
“Ma – conclude – siamo cautamente ottimisti, perché si tratta di una situazione che potrebbe giovarci. Il nostro prodotto è da sempre penalizzato dal radicchio frigo-conservato, che confonde il consumatore. Però, con la crisi energetica in atto, per un mero discorso economico, quest’anno penso che ce ne sarà molto meno”.