Le previsioni dell’International kiwifruit organization (Iko) stimano per l’Italia una produzione totale di 32mila tonnellate di kiwi, in aumento del 3% rispetto all’anno scorso. La crescita è dettata dallo sviluppo del kiwi a polpa gialla, che quest’anno dovrebbe sfiorare le 80mila tonnellate (+25%), grazie allo sviluppo di numerosi programmi che stanno ampliando la disponibilità di prodotto per un mercato sempre alla ricerca di novità che conquistino nuovi consumatori.
La produzione del kiwi verde conferma, invece, un calo del 5-10% rispetto al minimo storico del 2019. Contrazione dovuta ai danni da gelo, alla moria delle piante e alla asfissia radicale che incide sulle rese produttive. “A raccolte terminate, in Italia possiamo confermare il calo produttivo. Siamo tra il 10% e il 15% in meno di prodotto rispetto alle previsioni – dice Marco Salvi, presidente dell’omonimo gruppo ferrarese Salvi Unacoa e di Fruitimprese – A fronte di una minore produzione nelle aree a Nord, l’areale di Latina (che l’anno scorso aveva avuto un calo importante, ndr) ha segnato una leggera ripresa, il 5% in più, seppure più ridimensionato del previsto 18-20%”.
A livello estetico e organolettico la qualità è buona, probabilmente mancherà un calibro rispetto al 2019. Insomma, frutti medi ma buoni e belli, solo leggermente più piccoli Meno quantità, prezzi superiori. “Il mercato è al rialzo e i prezzi sono superiori allo scorso anno”, dice Salvi.
Grecia osservata speciale
Sul piano commerciale, occhi puntati sulla Grecia, che negli anni ha visto crescere i propri impianti fino a raggiungere quasi gli 11mila ettari, con quantità destinate a crescere anche nel prossimo futuro. “Premesso che dovremmo chiedere ai diretti interessati – prosegue Salvi – anche in Grecia sembra che manchi un 15-20% con sensibili differenze tra le zone produttive, vale a dire un calo superiore nella zona di Arta e inferiore nella zona di Kavala e Katerini. Anche in questo caso con calibri più piccoli rispetto all’anno scorso”.
“Il kiwi si è dimostrato una alternativa interessante a colture meno redditizie e la produzione greca sta crescendo anno dopo anno. Chiaramente gli esportatori stanno lavorando per collocare loro prodotto al meglio nei mercati dove per anni noi italiani siamo stati da soli. Poi, i greci hanno firmato accordi bilaterali in Paesi da cui prima erano fuori (Paesi asiatici in generale, compresa la Cina, ndr) e adesso sentiamo la concorrenza diretta del sistema greco. Concorrenza che è forte sui costi, visto che i loro sono decisamente inferiori. Poi, però, la gara si fa anche con qualità e servizio. Diciamo che partono svantaggiati per essere meno conosciuti, ma con il vantaggio della competitività del prezzo”.
E parlando d’Europa: “Proprio per i prezzi competitivi, negli ultimi anni i kiwi greci sono entrati anche nei retail europei, migliorando sicuramente la loro presentazione e la qualità – prosegue Salvi – Soprattutto nella prima parte di stagione, il prodotto greco è molto presente, sia in Germania che in Spagna, piazze dove tradizionalmente c’era prodotto italiano. E anche sul mercato nazionale, in qualche discount, arrivano”.
Moria del kiwi e corretta gestione delle raccolte
Un’ultima riflessione, poi, sulle avversità fitosanitarie. “La moria del kiwi si è manifestata prima, nel 2012, in Veneto e l’abbiamo inizialmente collegata alla irrigazione per scorrimento, particolarmente diffusa in provincia di Verona. Poi è arrivata in Piemonte e ora a Latina, il che fa pensare a un concorso di cause – spiega Salvi – Le piogge abbondanti e concentrate, ad esempio, sembrano essere tra le cause responsabili. Ma va detto che gli imprenditori italiani stanno lavorando per trovare soluzioni e tornare ai livelli passati sia dal punto di vista delle superfici, sia della produttività”. Vale a dire, leader al mondo con produzioni superiori alla Nuova Zelanda e dietro solo alla Cina.
“L’Italia è un Paese altamente vocato alla produzione di kiwi, grazie a clima e territori adatti alla specie che ne esaltano la qualità – osserva Salvi – Dobbiamo impegnarci per mantenere i livelli qualitativi e gestire il prodotto in maniera professionale e seria, evitando raccolte anticipate con scopi speculativi, ad esempio per riempire vuoti di mercato, che hanno il solo effetto di disaffezionare il consumatore. Se facciamo le cose come sappiamo non dobbiamo avere alcun timore. Oltretutto, la shelf life estesa permette di commercializzare e spedire il prodotto in tutto il mondo, con un livello di apprezzamento che sostiene l’incremento dei consumi”.
Verdi, gialli e (finalmente) rossi
Insomma, il kiwi permette ancora ai produttori di investire con soddisfazione, anche grazie alle nuove varietà a disposizione. “Se il kiwi a polpa gialla è una realtà, oggi si intravedono varietà di kiwi a polpa rossa che possono rappresentare una alternativa o una valida soluzione complementare. Proprio in questi giorni come Consorzio Origine stiamo inviando, in quantitativi ridotti, i primissimi frutti disponibili a una catena distributiva tedesca che si è impegnata a presentare e valorizzare il kiwi rossi grazie ad assaggi nei punti di vendita”, conclude Salvi.