Cut, come commissione uva da tavola. Oppure cut come taglio, in inglese. Ed è anche questo il significato del comitato nato in Puglia nel maggio scorso: un taglio con l’associazionismo del passato: “Si tratta di un’iniziativa nata dal territorio e non dalla politica – esordisce Massimiliano Del Core, presidente della Cut – Lavoreremo per tener fede al principio ispiratore della nostra associazione, ossia rappresentare e soddisfare le esigenze di tutta la filiera dell’uva da tavola”.
Volendo individuare l’esigenza più urgente, occorre focalizzare l’attenzione su quello che fanno, anche in termini varietali, i paesi competitor, che spesso lavorano con costi di produzione più bassi e dunque immettono sui mercati prodotti di qualità con prezzi competitivi: il rischio, se non si farà innovazione, è di arrivare tardi: “Occorre raccogliere dati per ragionare in termini di produzione e di consumo – spiega Francesca Lonigro, unica donna, al momento, a sedere nel consiglio direttivo della Cut – Il mercato si evolve”.
Ed ecco che tra gli obiettivi della Cut, c’è anche la messa a punto di un catasto varietale, oltre alla disponibilità di alcuni servizi per la filiera e alla valorizzazione del territorio, del know-how, “del fare uva da tavola“, per dirla con le parole di Del Core: “L’uva da tavola ha bisogno di essere comunicata, ma comunicare l’aggregazione non è semplice“, sottolinea il presidente.
“È fondamentale che ci sia un’unica associazione che rappresenti tutta la filiera dell’uva da tavola – ribadisce Francesca – Le associazioni del passato, più generiche, non sono riuscite a rappresentare le esigenze del nostro comparto: bisogna valorizzare tutto il lavoro che c’è dietro ogni singolo grappolo“.
Diamoci un taglio
Sono due gli elementi distintivi della neonata commissione che Lonigro tiene a sottolineare: il ricambio generazionale – la commissione nasce per volontà dei giovani – e la rappresentanza di tutti – o quasi – gli attori della filiera: “Ci siamo messi attorno a un tavolo per condividere conoscenze ed esperienze – spiega Francesca – Abbiamo deciso di abbandonare gli schemi e le dinamiche del passato, che a nostro avviso non hanno fatto crescere il comparto. Il nostro obiettivo è rappresentare tutta la filiera, favorendo il dialogo tra gli stakeholder: mancano solo i buyer, sarebbe bello avere anche loro tra noi”.
Gli obiettivi e il coinvolgimento della Sicilia
L’idea di creare una commissione italiana sull’uva da tavola nasce in Puglia, ma forte è il desiderio di aprire anche alla Sicilia: “Rappresentiamo tutta la filiera, dai produttori, ai tecnici, passando per gli operatori commerciali – spiega Del Core – Ora è auspicabile il coinvolgimento dei nostri omologhi siciliani: per ora hanno sposato la struttura della nostra commissione: aspettiamo la risposta del territorio siciliano”.
Quanto agli obiettivi, merita attenzione l’idea di mettere a punto un catasto varietale: “Ci aiuterà a fare scelte produttive e commerciali – spiega il presidente – Dobbiamo capire che cosa facciamo e come lo facciamo, dobbiamo sapere su che cosa possiamo contare”.
Un altro obiettivo riguarda la messa a punto di servizi per la filiera, piccole commodities che possano portare vantaggi nell’organizzazione quotidiana: “L’idea è di fare massa critica non tanto per spuntare condizioni agevolate in termini economici – puntualizza Del Core – ma poter contare su prodotti costruiti su misura per il nostro settore, penso ai pacchetti bancari, alle assicurazioni, ma anche allo smaltimento della plastica”.
Infine, l’obiettivo di coinvolgere le università: “Si tratta di interlocutori che possono accelerare il processo di innovazione e ricerca di cui necessitiamo – spiega – In Italia non abbiamo problemi climatici e nemmeno di superficie (sono 30mila gli ettari coltivati a uva da tavola), così come abbiamo un certo know-how sul come si fa l’uva. Dobbiamo però colmare il gap in termini di promozione, aggregazione e innovazione: il coinvolgimento degli enti di ricerca è essenziale”.
“La stagione? Ora non si può sbagliare, ma faremo il punto a settembre”
Infine qualche riflessione sulla stagione in corso. Dal punto di vista produttivo tutto sembra andare al meglio, mentre dal punto di vista commerciale, al momento, regna l’incertezza: “In Puglia siamo agli inizi con le varietà con i semi – spiega il presidente – Il prodotto sulla pianta è buono, ma è con i tagli al momento giusto che ci si gioca tutto: non si può sbagliare. Per quel poco che si è visto fino a ora – conclude – i prezzi sono più bassi rispetto allo scorso anno, sia in Italia, sia all’estero: converrà fare il punto a settembre, quando sapremo come sono andate le rese e i mercati”.