Erano quasi 60 anni che in Campania non si sentiva più parlare di coltivazioni di arachidi, e ora stanno per tornare. Il merito è dell’azienda Vincenzo Caputo di Somma Vesuviana (Napoli) che in collaborazione con Coldiretti Campania, Dipartimento di agraria dell’Università Federico II di Napoli, Farzati Tech, SIS – Società Italiana Sementi e quattro aziende agricole del Sannio e Montoro, ha deciso di investire nel progetto “Arcamp”, arachidi made in Campania.
“Ci siamo dati un obiettivo ambizioso – spiega Angelo Caputo, amministratore di quest’azienda specializzata nella lavorazione di frutta secca – Sostenere l’agricoltura italiana e promuovere una filiera italiana tracciabile e trasparente in un momento in cui la nostra economia ha subito un’importante battuta d’arresto. Ciò consentirà di creare nuove opportunità per il mercato italiano e il per il nostro territorio”.
Le prime operazioni di semina sono iniziate l’8 maggio e il progetto è così organizzato: Coldiretti Campania (che ha aderito al progetto per ottenere un’arachide 100% campana), ha messo a disposizione il proprio gruppo tecnico e alcune aziende agricole del Sannio e del Montorese. Il seme è stato invece fornito dalla SIS di Bologna, primaria azienda sementiera italiana. Il Dipartimento di agraria di Portici, che ha già maturato esperienza nel comparto, curerà il coordinamento scientifico del progetto e le attività di divulgazione dei risultati, mentre la start up Farzati Tech svilupperà, attraverso la propria tecnologia BluDev®, la tracciabilità, dal seme al prodotto finito, per certificarne l’origine sicura.
Per il 2020 il progetto prevede un’attività di sperimentazione e collaudo sugli aspetti di innovazione varietale e di processo tecnologico relativi alla coltivazione dell’arachide in Campania, per lo sviluppo di una filiera di produzione autoctona, dal seme al prodotto finito.
Attualmente la filiera italiana delle arachidi è limitata quasi solo alla fase di trasformazione, di confezionamento e tostatura. Ulteriore punto di forza del progetto è la possibilità di combattere la problematica legata alle aflatossine, in quanto non solo sarà possibile evitare che le piante subiscano stress durante la fase di coltivazione, ma anche abbattere i tempi di stoccaggio durante le fasi di raccolta e immagazzinamento.
“Visto il grande interesse da parte dei diversi attori della filiera – concludono dalla Caputo – possiamo inoltre già affermare che nel 2021 l’obiettivo sarà raddoppiare la produzione e ottenere un’arachide con seme 100% italiano, con certificazione di tracciabilità foodpassport®. L’intenzione della Vincenzo Caputo è dunque di immettere sul mercato un prodotto, sia in guscio che sgusciato, altamente sostenibile, con un packaging riciclabile, nonché di supportare ed essere promotrice di un progetto in grado di mettere insieme valori in cui da sempre crede quali sostenibilità, italianità e sicurezza alimentare.