Come due anni, quando nel 2017 le gelate primaverili condizionarono il raccolto un po’ in tutta Europa, nel 2019 le stime produttive per la melicoltura vedono un deciso calo rispetto all’abb0ndante raccolto del 2018. Secondo i dati diffusi a inizio agosto durante la conferenza Prognosfruit che si è svolta nel Castello di Alden Biesen, in Belgio, la produzione di mele dovrebbe attestarsi 10.566.000 tonnellate, in calo del 20% rispetto al 2018.
In Polonia, paese leader in Europa nella produzione, il calo sarà ben del 44%, pari a 2.710.000 tonnellate, ancora più inferiore rispetto al pessimo 2017. Segno meno anche per Ungheria, Romania Croazia e, aspetto importante per i produttori italiani, anche in Austria e Germania, paesi interessanti per l’export italiano, dove le stime prevedono un calo, rispettivamente, del 22% e del 17%.
In Italia si stima un calo del 3%, più consistente in Trentino e Veneto (-8%), in linea con la produzione del 2018 invece l’Alto Adige, così come il Friuli Venezia Giulia (-1%) e il Piemonte (-1%). Nel complesso nel nostro paese la produzione si stima sarà di 2.194.762 tonnellate, in linea con la media 2014 – 2018, ad esclusione ovviamente del 2017. Sul fronte varietale in Italia continua a calare la Golden Delicious (-7%), in calo anche la Red Delicious (-9%) che dopo il raccolto record dell’anno scorso rientra in linea con le annate precedenti. In calo anche la Granny Smith (-14%) e la Renetta (-36%). In crescita, invece, Gala (+8%) e Fuji (+2%). In salita anche le nuove varietà Club.
Dal punto di vista qualitativo, secondo quanto afferma Assomela nel suo report, la situazione è considerata buona, mentre i i calibri, probabilmente, a causa di un clima prima freddo e piovoso e poi con temperature decisamente sopra la media, dovrebbero essere generalmente inferiori alla norma. Per quanto riguarda la cimice asiatica, anche per le mele in alcune aree produttive, la sua presenza sta diventato decisamente aggressiva. “Al momento si può supporre che la quantità di mele da destinare alla trasformazione sarà superiore rispetto alla media”.
Assomela sottolinea comunque, come tutte queste informazioni vadano “analizzate in un quadro generale e forse, viste le condizioni climatiche in Italia e in Europa, mai come quest’anno potrebbero subire ulteriori aggiustamenti. I dati presentati forniscono però un quadro piuttosto chiaro per la stagione che si appresta ad iniziare”
Alla luce di questo scenario, cosa aspettarsi per l’Italia?
“Per l’Italia e per gli altri paesi produttori europei la stagione potrebbe essere certamente “più rilassata” rispetto a quella che si appena conclusa, senza ombra di dubbio tra le più difficili di sempre” afferma Assomela nella sua analisi. Le prospettive, quindi, sono “ragionevolmente positive”, anche se secondo Assomela il mercato europeo, al di là dell’andamento delle singole stagioni “sempre più influenzate dalle conseguenze di condizioni climatiche fuori dalla normalità”, soffre “di uno squilibrio tra la domanda e l’offerta che merita di essere affrontato il prima possibile”. C’è l’annoso problema dell’embargo russo, nonché l’instabilità economica e politiche dei paesi del N0rd Africa che erano uno sbocco importante per l’export italiano. “Dati incoraggianti – continua Assomela – si rilevano per l’export nell’area degli Emirati Arabi, Arabia Saudita, Sud America e, per quanto oggi accessibile, anche nel Far East. La mancanza di protocolli bilaterali continua a limitare le possibilità di esportazione della merce italiana, ma i progressi degli ultimi mesi per Vietnam e Taiwan fanno certamente ben sperare. Anche l’India, come per la stagione appena conclusa, potrebbe dimostrarsi un ottimo sbocco per il prodotto italiano, soprattutto considerando l’aumento dei dazi subiti dai produttori statunitensi”.
Qui di seguito le tabelle produttive per l’Europa e l’Italia