Diciotto ettari di produzione di uva da tavola, il 70% dei quali senza semi. Una tipologia che, negli ultimi 7-8 anni, ha preso il posto dell’uva Vittoria, “colpevole” di aver bisogno di troppa manodopera. Il restante 30% è invece uva Red Globe, rossa che permette di resistere sul mercato con uve con semi, tanto che la produzione di questa varietà non lascerà il posto alle apirene nemmeno in futuro.
È quanto ci spiega Cosimo Fasano, titorare insieme ai fratelli Ciro e Marcello dell’Azienda Agricola Fratelli Fasano, situata in Agro di Crispiano, nei pressi di Montemesola, non lontano da Grottaglie (TA). Un’azienda a conduzione familiare, in cui lavorano anche i figli di Cosimo, Ciro e Marcello, per un totale di nove persone.
Solo nei picchi l’azienda ricorre a manodopera esterna, ma lo fa sempre meno, proprio perché ha scelto di convertire il vigneto a uve meno gravose dal punto di vista della cura in campo. Non solo: i fratelli Fasano, oltre alle varietà apirene (alcune brevettate, altre non), hanno anche scelto l’innovazione, tanto da aver meritato, nel 2017, il premio innovazione “BellaVigna”.
Inerbimento, sovesci, impianti a ali gocciolanti sulla fila, archetti, sesti di impianto ampi (3,5×3,5, ma anche 4,3×4,3) sono all’ordine del giorno, così come la stazione meteo personale e il set di irrigazione computerizzato: «Ci permette di irrigare e concimare solo quando la pianta lo richiede veramente – ha puntualizzato Cosimo -. La lotta è integrata a tutti gli effetti».
Quanto alla stagione in corso, qui la raccolta è iniziata intorno al 20 luglio e cesserà a novembre, con le varietà tardive.
«Nonostante l’andamento climatico – ha raccontato Cosimo – non possiamo lamentarci. Il prodotto è bello e sano, la qualità è ottima. Certo quest’anno perdiamo in termini di peso specifico: rispetto alle scorse stagioni i grappoli sono più leggeri del 30-35 per cento». E i prezzi? «I prezzi, nonostante le spese di produzione alte, restano in generale bassi – ha spiegato Fasano -. Personalmente non mi lamento: abbiamo venduto la produzione (destinata all’estero, ndr) sulla pianta già 3 mesi fa, abbiamo la fortuna di avere un buon rapporto con i commercianti».
Infine, in tema di tendenza in atto, Fasano non ha dubbi: l’uva Vittoria, ancora gradita al mercato nazionale, sente la competizione delle uve senza semi. Le quali, non soltanto piacciano al consumatore, ma sono gradite anche dai produttori: «Le varietà apirene “mi liberano” – ha concluso Fasano -. Finalmente possiamo lavorare in serenità durante tutte le fasi fenologiche, senza dover ricorrere continuamente a manodopera esterna». Il riferimento è soprattutto all’acinellatura, capace di impegnare anche per cento giornate. La conversione alle uve senza semi, dunque, sembra proprio essere il futuro. Ma, anche, il presente.