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Rivoira: «Concorrenza polacca pesante, costi troppo competitivi»

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L’amministratore del gruppo piemontese lancia un appello al Governo italiano: «Il mercato cinese può essere la chiave di volta ma servono accordi commerciali»

Marco Rivoira

Una campagna caratterizzata da un pessimismo diffuso dovuto alla difficoltà dei produttori nel riuscire a competere con Paesi commercialmente aggressivi come la Polonia che continua a conquistare, in tutto il mondo, mercati importanti alle mele made in Italy. Secondo Marco Rivoira, amministratore delegato dell’omonimo gruppo piemontese specializzato in particolar modo nella produzione di mele, è questo l’atteggiamento che pervade i produttori nella campagna in corso nonostante non ci siano effettivi segnali negativi.

In fin dei conti stiamo svolgendo un’annata normale con quantitativi regolari ma arrivando da una campagna con prezzi stratosferici come quelli dell’anno scorso qualsiasi prezzo di annata non sarà soddisfacente».

Quest’anno Rivoira stima oltre 65mila tonnellate di mele, volumi elevati dovuti anche al fatto che in Piemonte molti produttori stanno sostituendo impianti di kiwi con piantagioni di mele e sul fronte delle varietà l’Ambrosia fa la parte del leone, con ottime performance e buoni margini che consentono di coprire i costi.

Le condizioni buone ci sono tutte ma le previsioni sono negative: c’è un’involuzione negativa, sottolinea l’amministratore del gruppo, dovuta al fatto che i produttori italiani stanno perdendo quote di mercato nel mondo a fronte di una concorrenza soprattutto polacca sempre più competitiva.

«Quest’anno i Paesi dell’Est Europa, soprattutto la Polonia, hanno un record produttivo e non è una situazione isolata: hanno spinto molto sulla frutta e soprattutto sul comparto mele, il governo polacco ha sovvenzionato in tutti i modi gli agricoltori con il risultato che oggi la Polonia produce il doppio dell’Italia. Hanno 4,5 milioni di tonnellate di prodotto a fronte dell’Italia che ne ha 2 milioni e producono un chilo di mele con 12-13 cent mentre l’Europa occidentale lo produce con 25 centesimi. Oggi un prodotto polacco vale dai 40 ai 45 centesimi imballato mentre il prodotto italiano non puoi stare sotto i 75-80 centesimi, altrimenti non si coprono i costi».

Una concorrenza, quella polacca, molto pesante soprattutto nei Paesi dove Rivoira è sempre stato molto presente: «Quattro anni fa in Egitto facevo mille container all’anno,  l’anno scorso ne ho fatti 60 e quest’anno ne farò 20: Paesi come Egitto, Spagna e Portogallo che compravano mele italiane, oggi comprano mele dalla Polonia».

E mentre le mele dell’Est Europa vanno all’assalto dei mercati i produttori italiani non riescono a sfruttare le potenzialità di Paesi come la Cina perché «mancano accordi commerciali  – dice Rivoira – quest’anno la Cina poteva essere la chiave di volta, è un Paese dove manca il 30% del prodotto e noi italiani siamo alla finestra mentre altri Paesi più brillanti come la Francia, dove c’è un ministero dell’Agricoltura più forte e coordinato, riescono a stringere accordi commerciali che il nostro Governo ancora non ha: la politica italiana dovrebbe svegliarsi e concretizzare gli accordi commerciali che ancora mancano sui Paesi esteri».

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