Piace sempre di più il prodotto certificato Igp, grazie anche alla crescente domanda da parte della grande distribuzione. A pochi giorni dall’inizio della nuova campagna del Limone di Siracusa, al Consorzio – termine ultimo per aderire il 30 settembre – si fa il punto della situazione.
Se la produzione di verdello, quest’estate, è stata limitata, quella di primofiore che arriverà potrebbe essere inferiore del 20% rispetto allo scorso anno, anche se la stima, afferma il presidente Michele Salvatore Lonzi, potrebbe essere da rivedere, “perché le grandinate della scorsa stagione non hanno colpito tutto l’areale di produzione ma solo alcuni punti, e con diversa intensità, quindi si dovrà attendere l’inizio della campagna per verificare se potranno esserci delle compensazioni fra le varie zone che compongono i nostri 6.000 ettari di superficie coltivati a limone”.
Se nel 2017 le tonnellate complessive prodotte Igp sono state 7000, quest’anno se ne contano per ora 5900. Numeri in grande crescita se confrontati con quelli del passato, che si sono impennati negli ultimi due anni, ma che hanno ancora ampi margini di crescita, come sottolinea questa volta il direttore del Consorzio Gianluca Agati che ricorda come la certificazione per ora rigarda solo il 7% di tutti i limoni prodotti nell’areale e “parliamo di una superficie che esprime oltre un terzo di tutta la produzione italiana. Sulle principali piazze europee il claim vincente è ancora “biologico”, non “IGP”, ma è proprio nell’IGP che risiede il grande valore aggiunto del limone di Siracusa: il nostro limone col bollino è sempre interamente commestibile, buccia compresa, a prescindere dal metodo di coltivazione, biologico, integrato o convenzionale. Il Consorzio ritiene dunque utile intraprendere ora delle azioni promozionali di dimensione internazionale dirette al consumatore europeo ed extraeuropeo”.
Notizie positive anche dal prodotto destinato alla trasformazione industriale che nella campagna in corso è cresciuto del 100% e conta ora 30 aziende autorizzate all’utilizzo della denominazione protetta. “Sono numeri importanti, oltre che incoraggianti – conclude Lonzi – che ci hanno indotto a riconsiderare il peso di questo categoria tanto a lungo impropriamente definita “scarto”, quando possiede invece le medesime qualità di quei frutti che conquistano un posto in prima fila al reparto ortofrutticoli della grande distribuzione solo perché privi di difetti estetici. Il Comitato scientifico del Consorzio, presieduto dal professor Vincenzo Vacante, si riunirà venerdì 7 settembre prossimo proprio al fine di elaborare e proporre al Consorzio un insieme di soluzioni finalizzate a intercettare gli orientamenti in atto da parte dei mercati e di incardinarle all’interno di regole chiare così da tutelare tutta la filiera, da chi produce, a chi trasforma, a chi consuma”.