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Non solo i frutti, fanno bene anche foglie e fiori del Goji Italiano bio

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Autore Redazione

Una ricerca condotta da due Università, una italiana e l’altra tedesca, attribuiscono principi bioattivi funzionali per la cosmetica e la farmacologia a foglie e fiori della nota bacca allevata in Italia

Il goji, tra i superfood, continua ad essere uno dei grandi protagonisti del mercato italiano (vedi qui anche gli ultimi dati del Rapporto Coop 2017), con vendite sempre sostenute e un interesse da parte del consumatore finale che non accenna a diminuire. Ed anche per il prodotto fresco, bio e made in Italy, che vede come protagonista la Rete “Lykion”, sta conquistando di anno in anno uno spazio importante all’interno dell’offerta. Tra i motivi certamente il saper interpretare bene la sempre crescente domanda di prodotti salutari e legati al benessere da parte dei consumatori, grazie alle sue doti nutraceutiche, presenti anche in derivati e trasformati, e da tempo accertate anche dalla ricerca scientifica, in particolare da Dipartimento di Scienze Biomolecolari diretto dal Prof. Paolino Ninfali dell’Università di Urbino.

Ma ora emerge come ad essere salutari non siano solo le bacche di Goji, ma anche le foglie e i fiori che hanno caratteristiche e principi bioattivi funzionali per la cosmetica e la farmacologia, A scoprirlo e certificarlo, questa volta, è una ricerca condotta da due università, la Facoltà di Farmacia della Federico II di Napoli e l’Istituto di Farmacia dall’Università tedesca “Friedrich Schiller” di Jena. 

La ricerca è stata coordinata dal Prof. Martino Forino e ha previsto un pattern di analisi ed osservazioni di vario tipo, tra cui quelle basate sulla “Spettroscopia di risonanza magnetica nucleare” (NMR), “un sistema che ha consentito di fugare dubbi e contraddizioni presenti nella consolidata e a volte datata bibliografia del settore specifico” si legge in un nota. I risultati sono stati pubblicati da poco sulla  rivista scientifica Phytochemistry (“NMR-based identification of the major bioactive molecules from an Italian cultivar of Lycium barbarum) e “dimostrano come il Lycium barbarum coltivato in Italia possieda importanti molecole in quantità utili alla salute umana, quando opportunamente rese biodisponibili. In particolare nelle bacche fresche sono stati ritrovati ferulotiramine, l’acido caffeico, l’acido idrocinnamico e l’acido idrossiferulico, la quercitina, la miricetina e l’acido clorogenico; nei fiori e nelle foglie sono stati ritrovati l’acido clorogenico e la rutina, nei fiori la dicaffeoilspermidina, mentre nelle foglie e negli steli anche ferulotiramine”. Tutte molecole con potere antiossidante ed antinfiammatorio, antibiotico, antiaging e preziose contro la sindrome metabolica.

Rosario Previtera

Rosario Previtera

“Collaboriamo con vari enti di ricerca” – sostiene l’agronomo Rosario Previtera, presidente della Rete di imprese “Lykion” – “per fornire ulteriore garanzia di qualità  ai consumatori e soprattutto per avvalorare le proprietà del Goji Italiano fresco e bio, per dimostrare che esso non ha niente a che  vedere con quello cinese che arriva essiccato in Europa da un decennio e che  è stato dimostrato essere pieno di conservanti e solfiti. Non ci limitiamo a ricerche standard inerenti le componenti già conosciute del Goji ma cerchiamo di essere pionieri anche in questo cercando di andare oltre, per rafforzare il comparto della nutraceutica nel settore agricolo ed agroalimentare. Tra i prossimi filoni di ricerca già in essere, vorremmo intraprendere quello che ci potrà consentire di ottenere la cosiddetta “firma spettrale” del Goji Italiano”

I risultati sono stati comunicati in occasione del Sana di Bologna e saranno anche inseriti nel prossimo del magazine del Goji italiano.

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