Passeggiando nel pescheto di Montecosaro nelle Marche, in provincia di Macerata, là dove è iniziata l’avventura della pesca Saturnia dell’azienda agricola Eleuteri, è un po’ strano pensare che questi meravigliosi frutti appartengano a quella stessa famiglia che, invece, da tempo in Italia va costantemente in affanno, se non proprio in grande crisi. Se altrove si lotta all’ultimo centesimo, anzi, con certi calibri non si contratta neanche più, qui si respira invece un’atmosfera completamente differente, e l’ottimismo certo non manca.
Mentre la quinta e ultima varietà di questa particolare pesca piatta sta completando la maturazione – viste la temperature tropicali di questo periodo probabilmente il processo sarà molto più veloce del previsto – si pensa al futuro, a come innovare e sperimentare, per esempio all’abbandono delle prime varietà che hanno fatto la fortuna della pesca Saturnia.
«Questa pianta è la mamma, quella del 1985, dietro ci sono 20mila nipotini appena nati e pronti a scendere in campo» ci spiega Marco Eleuteri, che gioca sia sul terreno di gioco dell’azienda di famiglia, che su quello di una delle più importanti Organizzazioni di Produttori del Sud Italia, essendo direttore commerciale di OP Armonia.
Noi innoviamo continuamente, cercando di migliorare costantemente la qualità media della nostra produzione, cercando sempre il meglio ovunque sia nella speranza di trovare qualcosa di buono anche dalla nostra attività di ricerca”.
E qui a Montecosaro tra piante che hanno già fornito frutti e quelle che stanno per darli, spuntano un semenzaio e un vivaio di piante che illustrano bene quale sia l’approccio aziendale.
Sempre attenti a cosa fanno in Spagna, dove la produzione di pesche piatte copre qualcosa come 15mila ettari, contro i 700 presenti in tutta Italia, la parola crisi qui, come anche nell’areale campano dove OP Armonia ha deciso di coltivare le Saturnia, non sembra lambire i pensieri del management. Anzi, la domanda supera l’offerta, alcuni buyer esteri di note insegne della Gdo vorrebbero averne quantitativi che in questo momento non sono presenti neanche per coprire la richiesta della grande distribuzione italiana, dove la pesca Saturnia viaggia su un canale differente rispetto alle cugine tonde. Il prezzo remunerato ai produttori è di tutt’altra misura rispetto alle pesche classiche e alle nettarine, ma anche la percezione da parte del consumatore è evidentemente differente.
Tutta la produzione di pesche Saturnia è al momento destinata solo all’Italia. Nelle Marche ci sono 45 ettari, 39 dei quali dell’azienda agricola Eleuteri. In Campania 20 ettari, in Calabria 5 per un totale di 70 ettari. Quest’anno la produzione è di circa 16mila quintali ma, tempo permettendo, in futuro aumenterà perché verranno piantati altri 35 ettari, 26 ancora nelle Marche e poi 9 nel Sud Italia, fino ad arrivare a 100 ettari complessivi a disposizione di OP Armonia, 15 dei quali saranno anche “aggiornati” con nuove varietà molto performanti soprattutto dal punto di vista gustativo.
E a proposito di gusto, aspetto non così sempre evocato quando si parla di pesche, in questo caso è fondamentale, poiché siamo esattamente all’antitesi di un prodotto commodity. Particolarmente aromatiche e profumate, subacide, dolci, le pesche Saturnia da anni sono diventate anche una sorta di ingrediente gourmet, amate non a caso da molti chef, spesso stellati, che le trovano “divertenti” vista la versatilità con la quale si prestano ad essere utilizzate in cucina. Per averne un esempio concreto basta sedersi al tavolo dello chef Michele Biagiola, autoctono, ex stella Michelin all’Enoteca Le Case di Macerata e da un anno proprio a Montecosaro con il suo ristorante “Signore te ne ringrazi”. Le pesche Saturnia qui diventano uno sparring partner di molte preparazioni, dall’antipasto al dolce, adagiate persino sulla pizza o in connubio con il pesce. Se già in questa cucina il mondo vegetale da contorno è diventato protagonista un po’ in tutte le preparazioni, con questa pesca si alza ancor di più l’asticella. E tutto concorre a posizionare questo frutto a livelli di mercato molto alti, con buona pace di chi mette il gusto sempre in panchina, con i risultati che poi sono sotto gli occhi di tutti.
In alto una vista dall’alto del pescheto di Montecosaro