Bene il mercato interno, all’export invece calano i volumi, anche se il livello qualitativo fornito è sempre, per scelta, molto alto. Oranfrizer, la più importate realtà agrumicola siciliana, in un nota fa il punto della stagione 2016-2017 che si appresta ormai alla conclusione.
I dati, per quanto riguarda l’Italia sono positivi: i volumi di arancia rossa distribuiti sono aumentati del 13%, così come quelli dei limoni (+9%). Una crescita, soprattutto per quanto riguarda l’arancia rossa, che l’azienda definisce “incoraggiante” anche alla luce dei problemi dell’agrumicoltura dell’isola: “la campagna agrumaria si concluderà in anticipo, molti agrumeti in Sicilia sono stati convertiti e sono già state messe a dimora nuove cultivar per prolungare la stagionalità dell’arancia rossa ma non hanno ancora raggiunto la loro massima produttività, a partire da aprile sarà già limitata la disponibilità; inoltre buona parte delle coltivazioni in Sicilia devono ancora essere convertite e quindi anche in piena stagione producono raccolti assai ridotti a causa del Tristezà virus”.
Tra le ragioni dell’incremento dei volumi in Italia c’è sicuramente la collaborazione con i punti vendita della distribuzione moderna e la realizzazione di eventi e appuntamenti nei reparti ortofrutta dei supermercati. Aspetto che Nello Alba, amministratore di Oranfrizer, considera fondamentale e consente di aumentare la fidelizzazione dei clienti. La colorata Moto Ape, l’Orankitchen o ancora il Giardino delle Arance, sono tutte operazioni di comunicazione in store che secondo l’azienda hanno certamente “generato curiosità e hanno fatto anche aumentare i flussi di passaggio nei reparti ortofrutta“.
Se in Italia le vendite, quindi, sono in crescita, all’estero il calo per questa stagione è quantificato intorno al 15%. Il motivo? Da una parte Oranfrizer sottolinea come nei mercati esteri l’arancia rossa siciliana rappresenti un prodotto “particolare” rispetto a quello di altri paesi. L’azienda siciliana è presente all’interno delle più importanti insegne della Norvegia e della Gran Bretagna e qui “per mantenere alta l’affidabilità” si esportano solo arance di livello premium. “Nei mesi in cui cresce la domanda – spiega Nello Alba – bisogna rispondere adeguatamente alle richieste che ci giungono dai mercati esteri, facciamo molta attenzione alla qualità e non alla quantità, esportiamo in canali della GDO molto esigenti; la nostra specialty quando raggiunge le destinazioni estere deve potersi distinguere per le sue ottime peculiarità, quindi soddisfiamo la domanda lavorando sodo sull’approvvigionamento e sulla selezione. Vendiamo meno, ma meglio. È dannoso vendere tutto e a tutti i costi all’estero, penalizza la percezione della qualità del made in Italy, chi lo fa lede il comparto”.
Sul fronte dell’export ora saranno protagoniste le spremute di arance siciliane, con destinazione sempre il Nord Europa e poi il Nord America e l’Asia.