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Creme alla nocciola ai raggi x in Germania

crema nocciola

Continua il dibattito sull’utilizzo dell’olio di palma e, in tale contesto, sono toccate da vicino le creme alla nocciola, molte delle quali utilizzano questo ingrediente. L’associazione di consumatori tedesca Stiftung Warentest ha così testato 21 creme alla nocciola, per aiutare i consumatori ad orientarsi. E i risultati non sono stati scontati. “Delle uniche due che non utilizzano l’olio di palma – riferisce l’agenzia Adn Kronos – una supera il test ma non convince dal punto di vista del gusto (la Nusskati di Aldi) e l’altra, che è anche la più costosa (la Nocciolata), è stata bocciata a causa dei contaminanti“.

“Ma partiamo dai migliori. Secondo i tedeschi – prosegue la Adn Krons – al top c’è la famosa Nutella della Ferrero che prende “ottimo” per quanto riguarda aspetto, odore e sapore e in generale ottiene ottimi risultati. Real, Kaufland, Lidl e Netto Marken-Discount offrono, invece, creme alla nocciola buone e convenienti, mentre la migliore a marchio bio è di Gepa. La crema da spalmare più cara, la Nocciolata dell’impresa di famiglia italiana Rigoni di Asiago, con olio di girasole e burro di cacao, ottiene buoni risultati dal punto di vista sensoriale, ma a causa dei contaminanti non supera il test dei tedeschi…”.

Dall’altra parte Andrea Rigoni, ad di Rigoni di Asiago ha replicato nel servizio citato: “Dopo le prime raccomandazioni dell’Efsa del 2014 ci siamo attivati, nel più breve tempo possibile, studiando nuovi metodi di lavorazione per eliminare questi contaminanti…Tali sostanze, infatti, si sviluppano a temperature molto alte, cosa che accade anche per altri grassi vegetali. Solo che nella maggior parte dei grassi vegetali usati dall’industria, queste sostanze vengono eliminate attraverso altri trattamenti chimici, noi invece facciamo biologico e quindi abbiamo deciso di fare altri test sulla materia prima e di cercare un sistema di lavorazione che mitigasse o eliminasse queste sostanze attraverso il giusto metodo di lavorazione”. Da dicembre 2015, dunque, “dopo aver messo a punto un metodo di lavorazione diverso, siamo riusciti a ottenere una quantità di 2-3 MCPD al di sotto della rilevabilità. Rigoni – ribadisce l’ad – ha operato nell’interesse di tutti i consumatori e nella trasparenza che contraddistingue l’azienda”.

Dall’indagine tedesca, secondo Agostino Macrì, esperto di sicurezza alimentare per l’Unione Consumatori – prosegue Adn Kronos – emerge che la presenza di questi contaminanti “non è legata all’olio di palma, ma ai sistemi di trattamento termico” e abbiamo tutta una serie di sostanze che “si possono formare durante i processi di cottura che possono essere pericolosi”. Ad esempio, spiega Macrì, “con una semplice frittura fatta in casa con qualsiasi olio si può formare l’acrilamide” che, secondo il parere dell’Efsa può aumentare il rischio di sviluppare il cancro. Il problema, dunque, non è l’olio che si utilizza “ma è di come si lavorano questi prodotti”. Stando ai risultati della ricerca, dunque, “i prodotti con olio di palma sembrano essere più sicuri rispetto a quelli fatti con altri oli”…Sul tema anche l’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro: l’olio di palma non è il miglior grasso esistente ma neanche il peggiore e molti prodotti che mostrano sulla confezione la scritta “senza olio di palma” contengono olio di cocco o burro di cacao, che sono altrettanto nocivi, anche sul fronte ambientale.

Il suggerimento ai consumatori? Variare le proprie fonti alimentari, evitare abusi senza però demonizzare o indire crociate non sempre sostenute da sufficienti motivazioni scientifiche, soprattutto se si guarda al problema nella sua interezza e non solo nei dettagli”.

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