Sarà ancora Giuseppe Boscolo Palo il presidente del Consorzio del Radicchio di Chioggia Igp riconfermato per acclamazione dopo l‘assemblea dello scorso 26 aprile. Al suo fianco, come previsto dal nuovo statuto, anche un vicepresidente, Patrizio Garbin, produttore e confezionatore. Confermati nel CdA anche Michele Boscolo Nale, Roberto Boscolo Bacchetto, Claudio Ferro, Cesare Bellò e Roberto Pavan, assieme alle matricole Vittorio Agostini ed Emanuele Baldin.
Tra gli obiettivi del presidente e del Consorzio, il perseguimento della strada di valorizzazione di un prodotto tipico che sconta però ancora “una politica dei prezzi che ancora non tiene conto del valore aggiunto, in termini di tracciabilità e qualità, espresso nell’area a Indicazione Geografica Protetta”.
Un lavoro non semplice, visto il periodo, al quale si affianca anche “l’aumento delle produzioni certificate” e una ancora una più marcata “identificazione del Radicchio di Chioggia attraverso la sua storia, le sue peculiarità e le caratteristiche che lo rendono unico e irriproducibile”.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 99 del 29/04/2016, N.d.R.) del Decreto di riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che attribuisce autorevolezza e nuove funzioni al Consorzio, alla promozione si aggiunge anche la tutela del prodotto, aspetto non secondario perché, sottolinea ancora Boscolo Palo, “permette di collaborare nella azione di vigilanza con l’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari”.
Secondo il presidente, però, serve un cambio di passo, sia culturale che operativo, per “ricostruire” un sistema realmente strutturato alla base della produzione. “Le possibilità di successo sul mercato del Radicchio di Chioggia sono collegate alla organizzazione della fase produttiva, all’efficienza logistica, alla reputazione dell’intero sistema. Si potranno aprire spazi importanti se si sarà in grado di vendere vera credibilità, in quanto meritata sul campo, e in grado di presentare fatti concreti in termini di qualità, anche sovrastrutturale. E tutto questo, per me, sta dentro alla denominazione IGP. Fondamentale, per questo, è l’inserimento del Radicchio di Chioggia nel progetto regionale di “Caratterizzazione qualitativa e ambientale”, grazie al quale, oggi, abbiamo schede aggiornate non solo sulle proprietà organolettiche e salutistiche del Radicchio di Chioggia, ma anche sulla salubrità del territorio di coltivazione. Inoltre, anche gli approfondimenti gustativi programmati in questi giorni da Veneto Agricoltura, con i quali si valuteranno le differenze al palato tra il Radicchio di Chioggia prodotto da seme professionale autoctono e il radicchio tondo generico prodotto da seme commerciale ibrido, saranno utilissimi per azioni informative rivolte non solo alle catene distributive e commerciali, ma anche e soprattutto ai consumatori, che, scegliendo in modo consapevole, potranno essere il nostro migliore alleato”.