«Ad oggi, per fortuna, stiamo vendendo abbastanza bene, intorno ai 70/80 centesimi al kilo, però tutto è in divenire e la situazione continua a cambiare». Andrea Pecorari, responsabile del reparto meloni e cocomeri di Ital-Frutta, ci delinea uno scenario, per quanto riguarda la raccolta e vendita dei meloni, certamente complesso e, sotto alcuni punti di vista, anche preoccupante. Siamo a San Felice sul Panaro in provincia di Modena e la Cooperativa Agricola Ital-Frutta (275 aziende associate per un totale di 1500 ettari coltivati) è associata ad Alegra, la business unit del gruppo Apo Conerpo. Nelle annate normali, in media, Ital-Frutta produce circa 60mila quintali di meloni – tra retati con fetta e lisci -, per il 70% venduti in Gdo.
«Quest’anno c’è stato un anticipo di circa 10 giorni e quindi abbiamo iniziato la raccolta e commercializzazione di meloni intorno al 20 maggio». Basse temperature e freddo hanno funestato il periodo primaverile portando la pezzatura a dimensioni in alcuni casi troppo grosse. Bisogna poi aggiungere il clima, quasi autunnale, di giugno e dell’inizio di luglio, che ha depresso consumi già comunque in calo. «Siamo partiti a inizio campagna con prezzi soddisfacenti, anche 1,20 al kilo, poi c’è stato un crollo e si è arrivati anche a 30 centesimi». C’è poi, proprio in questo periodo, il problema peronospora. «Mancano quindi i quantitativi e anche il grado Brix di quello che raccogliamo soffre un po’».