Se la Sardegna si caratterizza, in generale, per la produzione di carciofi con le spine, esistono realtà che invece hanno puntato sulle tipologie senza. Una di questa si chiama La Collettiva, cooperativa di Samassi (Ca), nata nel ’68. «Le nostre tipologie di punta sono la Tema, il violetto di Provenza, il Romanesco, anche con la varietà Apollo» ci dice Silvio Manno. Perché senza spine? «Per differenziarci e per andare incontro alle esigenze del nostro mercato di riferimento, quello laziale, che predilige carciofi senza spine, anche se siamo, comunque, presenti anche a Firenze, Bologna, Verona e Milano». Poco l’export – «qualcosa in Francia» con un unico canale di riferimento, quello dei mercati ortofrutticoli, degli ingrossi e degli intermediari: «La Gdo solo indirettamente». Come sta andando la stagione? «Le alte temperature non ci hanno agevolato a inizio stagione, ma ora va molto meglio, anche se al momento siamo ancora in fase di bassa produzione».
La Collettiva. Il carciofo sardo senza spine
Il Lazio il mercato di riferimento, la scelta del carciofo senza spine per differenziarsi
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