Prodotti

Carciofo. Fresco e industria, esigenze e varietà differenti

La ricerca di ibridi diversi per assecondare mercati differenti. L’opinione di Vito Carrieri di Nunhems

Il settore della ricerca, quando si tratta di carciofi, ha una sua complessità che dipende da molti fattori: «il carciofo si può moltiplicare attraverso i semi o con parti della pianta. Noi siamo leader nella commercializzazione di ibridi specifici di carciofi, ottenuti attraverso un attento lavoro di ricerca che, ovviamente, prende in grande considerazione le indicazioni dei produttori e del mercato». Vito Carrieri, agronomo, è il nostro interlocutore e, insieme a Aurelio Boncoraglio, si occupa del mercato italiano dei carciofi per Nunhems, società del Gruppo Bayer CropScience, specialista globale nella genetica e nei servizi relativi ai prodotti orticoli. Relativamente al carciofo, Nunhems ha sviluppato nuove varietà ibride di carciofo verde e violetto, idonee sia per il mercato fresco che per l’industria.

E proprio questi due mercati rappresentano due universi alquanto diversi nel mondo della produzione del carciofo: «Erano due mondi che un tempo collimavano, ma che oggi sono distanti per esigenze di produzione e mercato». Se un tempo le varietà erano le stesse, benché non le esigenze, oggi la ricerca ha messo a disposizione ibridi ad hoc: «L’industria vuole una colorazione molto verde oppure bianca, senza venature rosse che, per il tipo di mercato al quale si rivolgono, diventano quasi un difetto. C’è poi bisogno di rese più alte e di una pezzatura diversa». È il caso, per esempio, dell’ibrido Madrigal di Nunhems: colorazione verde intensa e pianta vigorosa. Il discorso cambia, invece, nel fresco: il dominatore è la varietà violetto (Opal e Opera i nomi dei due ibridi di casa Nunhems), dalla forma allungata: «anche se è in forte crescita anche la varietà tonda romanesca» ci spiega Carrieri. Quali differenze tra le due tipologie? «Sono simili in realtà, anche se il violetto ha il gusto tipico del carciofo, con la componente astringente più accentuata, mentre il tondo romanesco ha un gusto più delicato». Sono però altri i fattori che incidono sul consumo finale: «il consumatore guarda soprattutto il colore, la forma e l’integrità elle foglie esterne».

Quest’anno il settore sta rifiatando dal punto di vista dei prezzi, per merito di una stagione avara in quantità che quindi ha mantenuto i prezzi più alti rispetto alle recenti passate stagioni: «All’ingrosso, in questo momento, parliamo di 20/30 centesimi al pezzo. Poi, ovviamente, dipende dalla qualità».

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