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QR code. Non solo promozione, ma anche lotta alla contraffazione

QrQ™, un modo innovativo per tracciare e certificare l’originalità di un prodotto.

Sono oramai diffusi da tempo e applicati sulle etichette di svariati prodotti alimentari, bottiglie di vino in primis, e vengono sostanzialmente utilizzati dai produttori come strumento di marketing e promozione: parliamo delle etichette che riproducono il codice QR (Quick Response). Questa particolare etichetta, inquadrata con uno smartphone, consente di avere accesso ad una serie di informazioni sul prodotto che stiamo acquistando direttamente sul nostro telefonino, anche attraverso un’interazione con il sito web aziendale.

Ma è possibile utilizzare il QR code per affrontare anche il tema della lotta alla contraffazione? “Si parla tanto di lotta alla contraffazione e tracciabilità, ma poi, in realtà, non è così semplice che le aziende utilizzino strumenti già in essere come il QR code per andare incontro a queste esigenze” ci dice Giorgio Romi, dell’azienda QrQuality. La sua realtà, infatti, ha sviluppato QrQ™: s tratta di un’etichetta adesiva che viene applicata sul contenitore del prodotto da garantire ed è costituita da un codice univoco e non duplicabile ricoperto da una superficie oscurante, asportabile e non riapplicabile simile a quella dei “gratta e vinci”. “Mentre il QR univoco non garantisce la tracciabilità del prodotto – ci dice Romi – con QrQ™ si riesce a garantire al produttore e al consumatore che il prodotto che si sta acquistando non sia contraffatto ma originale. Il codice, essendo univoco, una volta utilizzato con il proprio smartphone non può più essere riutilizzato nuovamente. In questo modo il produttore può, non tanto e solo dare informazioni promozionali sul proprio prodotto, quanto assicurare garanzia e tracciabilità”.

C’è già qualche azienda del mondo ortofrutticolo che lo sta utilizzando o ha intenzione di farlo? “Abbiamo un contatto con un produttore di kiwi italiano che sta pensando di utilizzarlo per le proprie confezioni che vengono esportate in Cina e Corea”.

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