“Dal punto di vista della comunicazione la fragola soffre di gravissime lacune”. È l’opinione di Daniele Tirelli, docente allo IULM (Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano), nonché Presidente di POPAI Italia (Associazione internazionale per lo sviluppo del Retail Marketing). Sull’ultimo numero del mensile Karpòs, il professor Tirelli dedica un lungo e approfondito articolo alle fragole, dal titolo: “Da Cenerentola a Principessa” analizzando la cosiddetta “sociologia del consumo” applicata, questa volta, al dolce a famoso frutto. “L’errore frequente che commettono i produttori è quello di imitare pedissequamente il marketing dei prodotti confezionati”, quando, invece, secondo Tirelli, la strategia vincente passa dal co-marketing con la distribuzione moderna. Anche con i nomi, la fragola non se la passa bene: “Immemori dello straordinario potere evocativo di nomi dolci o frizzanti come Melinda, Marlene o Chiquita, alle fragole sono state attribuite etichette quali Candonga o Camarosa…Nessuno chiamerebbe così una rosa, perché invece lo si fa con un frutto delicato e femminile come la fragola?”. Insomma, in realtà il futuro, per Tirelli, è comunque positivo e roseo per le fragole, che possono esplorare, dal punto di vista comunicativo, ancora moltissime vie, poiché siamo ancora solo agli esordi. D’altronde, come cita il professore: “Se è stato possibile trasformare una commodity come un pollo morto in un brand, lo si può fare con ogni prodotto”.
Comunicare meglio: gli errori delle fragole
Daniele Tirelli, dalle pagine di Karpòs, analizza gli errori comunicativi di uno dei frutti più amati dagli italiani.
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