Il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha risposto al deputato del suo partito Fratelli d’Italia Tommaso Foti durante il question time alla Camera dei deputi sulle misure che limitano il fotovoltaico nelle aree agricole.
Questo il testo letto in aula. “Ringrazio il gruppo di Fratelli d’Italia per il quesito presentato che mi consente di affrontare un tema centrale anche nel recente decreto Agricoltura, come quello della limitazione del consumo di suolo agricolo. Il consumo di suolo produttivo rappresenta a tutti gli effetti una minaccia per la nostra sovranità alimentare.
Pur esistendo una normativa sin dal 2021, l’installazione selvaggia ed indiscriminata di pannelli fotovoltaici a terra, spesso realizzati nella forma di investimenti speculativi, è continuata perché non è stato mai attuato il programma di identificazione delle aree utili all’installazione degli impianti per le fonti rinnovabili.
Permettetemi di essere chiaro: la buona terra agricola serve per produrre, non per speculare. Si definisce suolo agricolo perché ha una precisa destinazione, perché deve produrre, e proprio per questo gode di una fiscalità agevolata, per sostenere gli agricoltori in un processo che ci fornisce buon cibo e garantisce la manutenzione del territorio.
È per questo che con l’articolo 5 del decreto Agricoltura, è ora previsto il divieto assoluto di installazione di impianti fotovoltaici con moduli a terra nelle aree classificate agricole dai piani urbanistici vigenti. Ovviamente sono fatte salve le procedure in corso e gli impianti ubicati nelle aree agricole non produttive.
Si ad agrivoltaico avanzato
Sarà anche possibile installare pannelli sospesi, il cosiddetto agrivoltaico avanzato – sotto il quale si può coltivare – e portare a termine tutti i progetti legati al Pnrr. Siamo convinti che esistano altri modi per produrre energia solare, rinnovabile, pulita, senza sottrarre un metro di terra alla coltivazione. È il caso, ad esempio, della misura Parco Agrisolare del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
Questa misura finanzia, con contributi a fondo perduto, l’installazione di pannelli solari sui tetti dei fabbricati rurali delle imprese della produzione primaria e della trasformazione, nonché alcune spese accessorie quali coibentazione, rimozione d’amianto, accumulatori e dispositivi di ricarica.
L’agrisolare consente non solo di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili, rendendo il settore agricolo più sostenibile, ma anche – allo stesso tempo – di aumentare la competitività dell’intero settore, azzerando i costi di approvvigionamento energetico, che rappresentano in media il 20% dei costi variabili dell’impresa agricola, con i conseguenti vantaggi di competitività sui mercati nazionali ed internazionali.
La misura, dopo le modifiche introdotte dal Governo Meloni, ha avuto un apprezzamento straordinario da parte delle imprese. A oggi sono state finanziate più di 14mila imprese, per un importo di 1,35 miliardi di risorse impegnate. Oltre 2mila imprese hanno già concluso l’investimento, ed a circa la metà è stato già erogato il saldo finale delle risorse.
Questi risultati eccezionali hanno consentito di ottenere dalla Commissione europea ulteriori 850 milioni, portando la dotazione finanziaria complessiva a 2 miliardi e 350 milioni e di triplicare la potenza installata da fonti rinnovabili, portandola a 1,38 Gigawatt rispetto ai 375 megawatt originariamente previsti.
Questi dati parlano da soli, contro chi per mesi ha sostenuto che questo Governo non sarebbe stato in grado di gestire il Pnrr: le misure stanno andando meglio delle aspettative e le risorse sono state raddoppiate.
Il grande successo del Parco Agrisolare dimostra che un’alternativa che renda compatibile la produzione di energie rinnovabili e la salvaguardia della nostra sovranità alimentare, delle nostre produzioni agricole, è senza dubbio possibile, ed in questo senso ci siamo mossi nel recente Decreto Agricoltura”:
Fonte: Masaf