“Quella delle patate è una filiera di grande importanza per il nostro Paese, che può contare su una produzione di circa 14 milioni di quintali tra patate novelle, da consumo fresco e tuberi destinati all’industria e che può vantare diverse produzioni a denominazioni di origine, le quali garantiscono il consumatore sulle caratteristiche organolettiche del prodotto e sulla sua salubrità. Non possiamo, quindi, che ringraziare il ministero per aver promosso un momento di confronto appositamente dedicato ad analizzare le principali problematiche afferenti al settore, in una logica prospettica e sistemica”. Lo ha sottolineato la Copagri intervenendo al Tavolo della filiera pataticola, convocato e svoltosi alla presenza del sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo, che ha la delega in materia.
“Parliamo – ha ricordato la Copagri – del quarto prodotto agricolo più coltivato al mondo, caratterizzato da un elevato contenuto energetico e da una notevole semplicità di coltivazione; tutti elementi che hanno portato le patate a far parte a pieno titolo della tradizione agroalimentare e gastronomica dell’Italia”.
“Il settore – ha proseguito la Confederazione – sta attraversando una fase delicata che nell’ultimo 20ennio ha portato a un drastico calo produttivo rispetto agli oltre 20 milioni di quintali prodotti a inizio millennio; le principali cause di queste difficoltà vanno individuate nei sempre più frequenti effetti del climate change, con eventi estremi ogni anno più dannosi e imprevedibili, e nelle problematiche di carattere fitosanitario, quali la crescente diffusione degli elateridi, parassiti che hanno causato perdite produttive fino al 30-40%”.
“In ragione di ciò, accogliamo con soddisfazione l’annunciata intenzione del Dicastero di procedere in tempi celeri all’elaborazione di un piano di settore che, parallelamente ai lavori del tavolo tecnico, preveda l’istituzione di un tavolo politico dove condividere una strategia di pianificazione che guardi anche al medio-lungo periodo”, ha aggiunto la Copagri, secondo cui “particolare attenzione andrà riservata alla necessità di promuovere con sempre maggiore determinazione l’aggregazione e gli accordi interprofessionali, senza dimenticare il fondamentale apporto derivante dalla ricerca e dall’innovazione”.
“Un impegno analogo andrà poi messo in campo per favorire una sensibile spinta sul fronte della sburocratizzazione delle procedure, senza ovviamente rinunciare ai necessari controlli, anche alla luce delle cifre contenute a disposizione di un comparto che non è regolamentato da una Ocm apposita (Organizzazione comune di mercato), ma che può contare su circa 6 milioni di euro l’anno derivanti dal Piano Strategico della Pca”, ha concluso la Confederazione Produttori Agricoli.
Alleanza coop: si punti sulla aggregazione
“Accogliamo positivamente l’annuncio fatto dal ministero di procedere con un Piano di settore per il comparto delle patate: sarà fondamentale a nostro avviso far leva sull’aggregazione e sulla concentrazione dell’offerta, dal momento che per la prima volta da quest’anno i produttori riuniti in Op avranno l’opportunità beneficiare di specifici aiuti di settore come previsto dalla nuova Pac. Ringraziamo il ministero e il sottosegretario Luigi D’Eramo per aver convocato un incontro finalizzato a rafforzare la competitività del comparto affrontando tutte le principali problematiche del settore”. Così Davide Vernocchi, coordinatore Ortofrutta di Alleanza Cooperative Agroalimentari, ha commentato la riunione del Tavolo della filiera pataticola.
“Il 2022 sarà ricordato per l’estensione al comparto delle patate delle misure settoriali – ha spiegato Vernocchi – una misura fortemente sollecitata dalla cooperazione e che è diventata realtà con uno stanziamento di circa 6 milioni l’anno per complessivi 30 milioni. L’assenza di una vera Ocm aveva infatti fortemente penalizzato la produzione italiana, in particolare quella organizzata, che è stata a lungo costretta a confrontarsi con un mercato turbato dai programmi produttivi dei Paesi del centro-nord Europa. Nonostante l’assenza di forme di sussidarietà, i produttori hanno potuto trovare proprio nell’aggregazione un riparo dalle oscillazioni del mercato e, dunque, una protezione al proprio reddito. I risultati positivi ottenuti nel comparto ortofrutta, regolamentato da tempo da misure settoriali ci avevano convinti che i tempi fossero maturi per estendere anche al settore delle patate un regime di aiuto che potesse contribuire allo sviluppo e alla crescita dimensionale e la competitività delle nostre imprese, per il tramite degli investimenti previsti nei piani operativi in capitale umano, ricerca e innovazione e misure ambientali”.
Non mancano le ombre su un comparto che è interessato da un costante calo produttivo: negli ultimi 15 anni la superficie nazionale investita a patate si è più che dimezzata, passando dai 70mila ettari di 15 anni fa a una produzione che per la campagna 2023 non dovrebbe superare i 32mila ettari. La principale minaccia viene dal diffondersi di alcune nuove malattie, connesse ai cambiamenti climatici in atto, come gli elateridi, che creano problemi di conservazione al prodotto, rendendo le patate inidonee alla commercializzazione. La situazione preoccupa non poco gli agricoltori, che non dispongono attualmente di sostanze valide per contrastare efficacemente. In Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte sono state riscontrate percentuali di danno sui raccolti pari al 30-50%. In altre Regioni, come il Friuli, il Lazio e addirittura la Sicilia l’emergenza si sta progressivamente acutizzando.
Fonte: Copagri – Alleanza Cooperative