Politiche agricole

Cibo sintetico, Lollobrigida: Italia prima Nazione libera

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Autore Redazione

La linea del provvedimento è la difesa della salute. Ma anche del lavoro, dell’impresa e dell’ambiente

“L’Italia è la prima Nazione libera dal rischio di avere cibi sintetici. Cosi salvaguardiamo i cittadini”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida in un’intervista al Tempo dopo il via libera del Consiglio dei ministri al provvedimento che vieta, in Italia, la produzione e la vendita di alimenti creati in laboratorio.
“In base al diritto di precauzione, previsto anche dall’Unione europea, l’ambiente e la salute pubblica vanno salvaguardate. Ecco perché io e il mio collega Schillaci abbiamo condiviso una proposta di legge che vieta l’utilizzo, la produzione, l’importazione e la vendita di prodotti realizzati in vitro”, ha sottolineato il ministro Lollobrigida.

“Il principio di precauzione è sancito dalle norme europee. Si tratta di un risultato coraggioso del governo Meloni che ha raccolto l’appello di quasi duemila Comuni e dell’ampia maggioranza delle Regioni che hanno approvato un ordine del giorno lanciato da Coldiretti”.

Sui rischi per la salute il ministro ha sottolineato che “intanto non sono stati testati per un periodo sufficiente. Questo è un fatto. Si tratta di tecnologie innovative che utilizzano un processo di trasformazione molto invasivo. II caso di Israele è chiaro. Lì c’è un solo ristorante che vende carne di questa natura. Però, prima di servirla, prevede la sottoscrizione di una liberatoria”.

Come per i decreti sulle farine di insetti, “la linea comune dei due provvedimenti è la difesa della salute. Ma anche la difesa del lavoro, dell’impresa e dell’ambiente. Se noi producessimo cibi in laboratorio, con l’utilizzo di bioreattori, sparirebbe la nostra biodiversità con la conseguente desertificazione del nostro modello di sviluppo. In ultimo, ma non è un fatto secondario, rischieremmo addirittura di andare incontro a un’ingiustizia sociale, con i più poveri che si nutriranno di cibi standardizzati e di bassa qualità, e i più ricchi, invece, che continueranno a nutrirsi in maniera adeguata”, ha concluso il ministro.

“C’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata – commenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini – e con ovvie conseguenze soprattutto sulle aree interne, custodi uniche delle tipicità agroalimentari regionali, fonte principale di economia per le comunità locali e motivo di sopravvivenza di interi territori, sempre più soggetti al progressivo abbandono. Senza contare che occorre mantenere alta l’attenzione contro falsi sostituti di una corretta alimentazione e della Dieta mediterranea, il cui valore è certificato e riconosciuto nel mondo”.

Il made in Italy a tavola messo a rischio dalla diffusione del cibo sintetico – sottolinea Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – vale quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben quattro milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio e 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica. Il Belpaese è anche il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.  La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare”.

Fonte: Masaf – Cia – Coldiretti 

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