Iniziano a delinearsi con chiarezza i contorni della nuova Pac (Politica agricola comune) che assegna alle aziende agricole europee contributi alla produzione, e che entrerà in vigore nel 2023, dopo due anni di transizione e altrettanti di dibattiti serrati. Vista l’importanza del tema Cia – Agricoltori italiani Imola ha chiesto all’europarlamentare Herbert Dorfmann un confronto in streaming per capire in che cosa consistono i regolamenti approvati a ottobre, che definiscono la politica agricola e dunque anche il destino di molte aziende agricole.
“La riforma è ormai quasi pronta – ha spiegato Dorfmann – perché sono stati definiti i tre regolamenti fondanti: sui piani strategici nazionali; sull’organizzazione comune dei mercati e, infine, sul finanziamento, la gestione e il monitoraggio della Pac. Molte sono le novità importanti e la prima è sicuramente il riconoscimento di una maggiore sussidiarietà agli stati membri e alle regioni, che beneficeranno di più autonomia, nel rispetto degli obiettivi concordati a livello europeo. Dal 2023 è prevista, inoltre, più equità nella distribuzione dei pagamenti. La volontà è quella di aiutare di più le aziende agricole di piccole e medie dimensioni, per le quali abbiamo chiesto di destinare il 6% della quota nazionale riservata ai pagamenti diretti e i giovani agricoltori ai quali sarà destinato almeno il 4% dei fondi disponibili. Continueranno inoltre a beneficiare dei finanziamenti specifici nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale. Escluso dagli aiuti chi possiede terreni rurali ma non svolge attività agricola, premiando così chi fa davvero agricoltura. Sull’importante tema della sostenibilità, il 35% dei fondi per lo sviluppo rurale sarà dedicato a misure per la tutela del clima e dell’ambiente, mentre il 30% del bilancio dei pagamenti diretti andrà a eco-schemi volontari, con impegno annuale dei produttori per non essere vincolati sul lungo periodo e perdere reddito. Si prevede – conclude l’europarlamentare – anche un aumento degli incentivi per le misure di prevenzione del rischio e sul piano delle assicurazioni si prospetta un sistema più ampio per definire la produzione, con la possibilità di calcolare la perdita in base alla produzione degli ultimi otto anni”.
Le novità della Pac sono state accolte con favore dal presidente di Cia Imola, Giordano Zambrini, che sottolinea però alcune esigenze stringenti del settore agricolo. “Gli aiuti della Pac sono diventati, negli ultimi anni, sempre più essenziali per la tenuta del settore nel nostro paese ed è un’ottima notizia che sia stata data agli Stati quell’autonomia che abbiamo chiesto più volte e a gran voce. Perché solo chi governa un territorio può definire le strategie di sostegno e sviluppo che tengano conto delle reali esigenze dei produttori. Ottimo anche riservare una quota di fondi alle aziende medio-piccole, che sono il tessuto economico del nostro Paese. Inoltre – continua Zambrini – che se non investiamo sui giovani, dando loro maggiori certezze a livello reddituale, il nostro settore è destinato a perdere un patrimonio di eccellenze e innovazione dal valore incalcolabile. Per quello che riguarda i temi ambientali e di tutela dei territori voglio ribadire un concetto essenziale: la sostenibilità non può essere solo ambientale, ma deve diventare anche economica e sociale. Le aziende devono lavorare nel rispetto dell’ambiente ma anche fare reddito e continuare a creare occupazione. Non possiamo permettere che il Green New Deal, letteralmente il Nuovo Patto Verde europeo – che punta a mitigare i cambiamenti climatici, riducendo le emissioni inquinanti entro il 2050 – funzioni a discapito del nostro settore. Noi crediamo che la salvaguardia dell’ambiente e della terra sia fondamentale, ma questa non può passare dalla totale eliminazione della chimica e di quelle molecole che sono essenziali per la difesa da fitopatologie sempre più aggressive. L’utilizzo corretto e responsabile degli strumenti che abbiamo a disposizione consente alle aziende agricole di sopravvivere e non è certamente la principale causa di inquinamento. Se la rivoluzione verde impedirà alle aziende di essere produttive, allora non ci saranno aiuti o sostegni sufficienti a evitare che il sistema agricolo vada in default“.