Piccoli Frutti

I piccoli frutti prima delle piattaforme della Gdo. La storia di Arrigoni

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Umberto Maffioletti: “Negli anni ’80 vendevamo alle insegne, ci siamo specializzati su pasticcerie e horeca”

Fino agli anni ’80 del secolo scorso i frutti di bosco si raccoglievano piuttosto che comprarli in vaschetta. Pochi commercianti li vendevano e il canale principale era quello dei mercati all’ingrosso. Fino all’arrivo delle piattaforme della Grande distribuzione che è andata direttamente dai produttori a recuperare il prodotto. I grossisti si sono così specializzati per fornire una clientela più esigente: pasticcerie, ristorazione, Horeca. Clienti professionali senza dimenticare i fruttivendoli. Questa è la storia della ditta Arrigoni Chiara, prima a Bergamo poi a Milano. Ce la racconta Umberto Maffioletti  che conduce l’azienda di famiglia che porta il nome della madre.

Quadro italiano ed estero

Umberto presenta il quadro della situazione: “In questo periodo c’è soprattutto prodotto italiano dal Piemonte, dal Trentino e dalla Lombardia con la Valtellina anche se questi produttori  sono collegati soprattutto al canale della Gdo piuttosto che ai mercati. C’è ancora prodotto portoghese e sta iniziando la Polonia“. Insomma, sta crescendo la produzione nazionale? “C’è chi cerca il prodotto italiano e questo è un elemento importante. Vuol dire che gli imprenditori stanno investendo in questo settore, ma ci sono aziende estere che sono più strutturate anche perché sono presenti sul mercato da più anni, hanno maturato esperienza e garantiscono continuità anche nel periodo invernale dove noi soffriamo e dipendiamo da Spagna, Marocco e Portogallo“.

Quindi l’Italia?  “Tante aziende che stanno investendo. Sul lampone ci sono varietà in evoluzione,  nel centro e al sud  Italia non è semplice intraprendere questa strada, ci vogliono i capitali. Gli  Spagnoli sono avanti perché hanno puntato prima su mirtilli e lamponi, anche in Marocco ci sono aziende molto grandi“.

I piccoli frutti più venduti?

Ma come si vendono i piccoli frutti? “Il ribes è marginale, viene usato soprattutto per le decorazioni e si mangia poco. Si vendono 4 lamponi, 3 mirtilli, 2 more  e mezzo ribes”. Chiara la proporzione che da il senso del gradimento e delle preferenze del consumatore.  Anzi, i consumatori perché ci sono i professionisti come le pasticcerie che cercano prodotti molto belli da vedere e poi esistono altre esigenze come quella salutista. “Fatto 100 il volume, è ottimo il 10/15% del prodotto mentre quello buono arriva al 30% e il resto pur essendo buono da mangiare ha una vita diversa”.

Cambiano le attese tra prodotto e prodotto: “Il mirtillo bene o male  ha un suo standard, può essere  più dolce, vellutato o meno, più piccolo ma non  ci sono  altissime differenze. Al contrario  emergono con evidenza se si tratta di  lampone o mora anche a causa di una deperibilità diversa”.

Una storia ultradecennale quella di Arrigoni

Uno sguardo indietro: “L’azienda aperta da mio padre vendeva i piccoli frutti negli anni 80 quando al mercato erano presenti i supermercati, le insegne che poi hanno creato le loro piattaforme.  Il nostro lavoro si è quindi concentrato e specializzato puntando su ristorazione e mondo delle pasticcerie“.  Umberto ha iniziato presto a lavorare: “Ho 54 anni e sono in questo mondo da quando avevo 15 anni. Si è iniziato con il  negozio di frutta e verdura e poi con il magazzino per l’ingrosso dei  funghi, poi i frutti di bosco”.

E il consumo dei piccoli frutti? “Un continuo crescere soprattutto grazie alle loro proprietà  benefiche, poi negli ultimi  20/25 anni il mercato si è allargato e si trovano in tutte le insegne, anche nei discount e pure le catene medie hanno la loro referenza”.  Sono una costante e più sono facili da trovare più si acquistano.

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