Il giorno del voto dell’assemblea plenaria sulla proposta di Ppwr è arrivato e anche passato: gli esiti del voto hanno innescato una marea di commenti di ogni tipo.
Come Pro Food abbiamo preso da subito e più volte posizione rispetto ai passaggi della proposta di regolamento, evidenziandone i pregi (secondo noi pochi), e i difetti (secondo noi tanti). Ora c’è tempo e spazio per valutazioni e analisi approfondite, utili anche per supportare il successivo percorso di questo provvedimento che, non va dimenticato, attende ora la presa di posizione del Consiglio dell’Unione Europea. In questo momento ci sembra opportuno dedicare attenzione a tre aspetti generali di questo passaggio legislativo.
La vittoria del buon senso
Sembrava un Italian affair, ma giorno dopo giorno la critica alla proposta di regolamento che stava prendendo forma -pesantemente condizionata da un ambientalismo ideologico e poco attento alla vita reale- ha raccolto adesioni da realtà anche lontanissime fra loro in termini geografici ed economici, traducendosi al momento del voto in un forte consenso verso emendamenti ragionevoli e netti al testo proposto dalla Commissione Envi. Per tornare entro i confini nazionali, la proposta di radicali modifiche al testo presentato in assemblea plenaria è giunta da tantissime filiere diverse, raccogliendo tantissime voci:
da quella dei produttori agricoli ai sindacati, dalle cooperative a Confindustria, dal mondo del riciclo fino ad associazioni di consumatori. Oltre naturalmente a quella dei produttori di imballaggi per alimenti che fin da subito hanno evidenziato i rischi per tutta la filiera.
Non sono le ragioni di una lobby
Il voto non ha rappresentato una vittoria di una lobby o di un’altra, come qualcuno si è affrettato a commentare, ma solo l’inevitabile conseguenza del prevalere del buon senso sull’ideologia. Ci piace evidenziare come questo voto abbia invece rappresentato una apertura di credito verso un modello, quello italiano, fatto di produzioni di imballaggi sempre più sostenibili, di utilizzi sempre più accorti (no overpackaging), e di un sistema di raccolta, selezione e riciclo dei rifiuti da imballaggio che già funziona, e che cresce: un sistema certamente migliorabile, ma non sostituibile.
Azione politica
Sembrava un Italian affair, e forse all’inizio lo era: e allora onore al merito degli europarlamentari italiani che da subito si sono impegnati, quasi soli contro tutti, in una critica costruttiva della proposta originale, portando con tenacia proposte alternative. Un lavoro che giorno dopo giorno ha raccolto adesioni, producendo una posizione italiana alla fine unita oltre le distinzioni di appartenenza politica (salvo poche eccezioni): una posizione evidentemente apprezzata anche da molti rappresentanti di altri stati, che l’hanno fatta loro. Grazie allora a chi ci rappresenta a Bruxelles e si è impegnato dal primo giorno di discussione, a difesa non di interessi ristretti ma di un intero sistema produttivo, e dei lavoratori che vi operano.
Resta molto da fare
Il percorso legislativo del regolamento è ancora lungo, i suoi passaggi a volte complessi, e la proposta uscita dall’assemblea plenaria del Parlamento contiene dei punti ancora migliorabili. Come ProFood continueremo a difendere e promuovere le nostre ragioni e restiamo a disposizione del Governo Italiano, che in questi passaggi giocherà un ruolo fondamentale, a maggior ragione dopo gli esiti del voto di martedì scorso.
L’auspicio è che nei lavori del Consiglio dell’Unione prima, e nel confronto tra Consiglio, Parlamento e Commissione poi, l’Italia possa consolidare le posizioni, continuando a sostenere i propri interessi e a difendere la sostenibilità e la qualità dei nostri sistemi di produzione, distribuzione e consumo di cibi e bevande (e gestione dei relativi rifiuti): eccellenze invidiate all’estero, in cui gli imballaggi giocano un ruolo fondamentale. Anche quelli monouso in plastica, tanto vituperati ma in realtà ormai sempre meglio usati, sempre più riciclabili e riciclati e, in molti casi, insostituibili.
Fonte: Pro Food