Con la carenza di manodopera che si è verificata soprattutto nelle prime fasi della pandemia, è salito alla ribalta il tema delle nuove tecnologie per la raccolta dei frutti e degli ortaggi. Si è parlato quindi di droni, di sensori e di robot volanti autonomi che utilizzano l’intelligenza artificiale per identificare i frutti maturi e raccoglierli al momento giusto. Il vantaggio indiscusso è la loro capacità di lavorare anche 24 ore su 24 con una precisione e una rapidità superiore a quella dell’uomo, i punti da chiarire riguardano soprattutto il ritorno dell’investimento. Ma i robot per la raccolta della frutta non sono le uniche tecnologie in grado di rendere il frutteto hi-tech e sostenibile. Fin dalle fasi dell’impollinazione, infatti, la tecnologia può aiutare a mettere a punto interventi mirati ed efficienti.
Insetti? No, droni e robot
In alternativa agli insetti pronubi ci sono infatti almeno tre alternative: l’impollinazione meccanica, quella operata dai droni e quella con protagonisti i robot. Nel primo caso le impollinatrici distribuiscono il polline liquido o secco mediante flussi d’aria: la regolazione di questi ultimi, così come la scelta del momento di intervento, sono fondamentali, l’offerta di macchine per l’aspirazione e la dispersione di polline è variegata. Si può optare per aspiratrici portate – per esempio quelle di Costruzioni Meccaniche Romani, che si abbinano a trattrici con bassa potenza, 15-40 cavalli – basate sulla tecnologia a ciclone, la quale separa il polline aspirato dal flusso d’aria evitando danni al prodotto: si tratta di una soluzione efficiente, che mette in circolo circa duemila grammi di polline al giorno. In alternativa, si possono scegliere macchine azionate da un motore idraulico a ingranaggi – per esempio quelle di Ape Meccanica – che aspirano il polline evitando contatti con le parti strutturali salvaguardandone quindi l’integrità. Un’altra opzione sono i cosiddetti impollinatori: essi stoccano il polline in appositi serbatoi e lo distribuiscono, quando serve, in forma liquida.
Più sofisticata l’impollinazione per mano di soluzioni robotiche, come quella a a bracci robotici 2B di Edete. Dal prossimo agosto sarà operativa nei mandorleti australiani, ma sembra essere indicata anche per mele, ciliegie, pere, prugne a tutte le latitudini. Funziona così: il robot si abbina alla trattrice e, grazie a telecamere e tecnologie di rilevamento Lidar (Light detection and ranging o laser imaging detection and ranging), individua i fiori schiusi. Appositi algoritmi regolano i diffusori, in modo da distribuire dosi ottimali di polline secco: si tratta dunque di un’impollinazione quasi chirurgica. Ad alto tasso tecnologico anche l’impollinazione artificiale eseguita con aeromobili senza pilota, ossia i droni. I quali, rispetto alle alternative appena menzionate, hanno un vantaggio: volano, proprio come gli insetti. Ma i sistemi per ora disponibili sono tutti in fase di sperimentazione.
Diserbo sostenibile a base di schiuma
I droni possono anche essere utilizzati per il diserbo: ancora in fase di test anche in questo ambito, hanno il vantaggio di ridurre l’uso di erbicidi fino all’80%, perché sono in grado di identificare solo le piante che necessitano di interventi. Altra opzione sono le camere termiche, che permettono di diserbare senza l’uso di prodotti chimici. Oppure la schiuma, come quella che utilizza Schiumone, la macchina diserbatrice-spollonatrice per frutteti progettata e brevettata da Tecnovict, in grado di produrre una schiuma calda e distribuirla in maniera mirata sotto ai filari. Il principio su cui si basa ha a che fare con la denaturazione delle proteine: quando la temperatura delle fibre vegetali supera la temperatura di 60 gradi si verifica il collasso delle catene proteiche e, pertanto, nel giro di qualche giorno ha luogo il disseccamento dell’erba.
I fruttometri, i sensori che misurano i frutti
La qualità e le caratteristiche organolettiche dei frutti, tra cui il calibro, sono aspetti oggi quanto mai considerati. Per monitorare la crescita dei frutti in campo si può fare ricorso ai cosiddetti fruttometri, sensori che permettono di monitorare la fisiologia del frutto nelle sue diverse fasi di sviluppo. Una serie di servizi commerciali, tramite algoritmi specifici e tecnologie basate sull’uso di intelligenza artificiale, analizzano i dati provenienti dai frutteti in tempo reale e forniscono indicazioni predittive sul diametro che avranno i frutti al momento della raccolta e sul carico produttivo; danno inoltre la possibilità di correggere, con interventi mirati, l’andamento della crescita durante la stagione.
Irrigazione? Ci pensano i sensori
I sensori sono anche al servizio dell’irrigazione: anche in questo caso, differenti servizi commerciali che sfruttano protocolli di monitoraggio e sensoristica, permettono di valutare lo stato idrico del frutteto, dando così l’opportunità di intervenire in maniera mirata. Un servizio quanto mai fondamentale non solo nei periodi caldi, ma anche in quelli primaverili: un attento monitoraggio del frutteto permette infatti di intervenire con irrigazioni ad hoc scongiurando idanni da gelate.